martedì 30 luglio 2013

Van Morrison


Influenze.


L'influenza di Morrison sui moderni cantautori rock è davvero notevole e può essere paragonata, in vastità, a quella di Bob Dylan. Inoltre, può essere riconosciuta facilmente nella musica di molti artisti quali gli U2 (soprattutto The Unforgettable Fire), Bruce Springsteen (Spirit in the NightBackstreets), Bob Seger, Rod Stewart, Patti Smith (responsabile di una versione poetica-proto-punk di Gloria), Graham Parker, Thin Lizzy, Dexys Midnight Runners e molti altri. Tra questi Bob Seger, che in un'intervista a Creem ha affermato: «I know Springsteen was very much affected by Van Morrison, and so was I» ("è chiaro che Springsteen è stato molto influenzato da Van Morrison e la stessa cosa è accaduta a me").
Fonte wikipedia.


giovedì 25 luglio 2013

Rover, il gigante romantico al Festival Spilla il 29 luglio.

ANCONA – Il prossimo 29 luglio il Fesival Spilla, organizzato da Comcerto, ospiterà l’artista francese Rover, nuovo alfiere del romanticismo in musica. Appuntamento alla Mole Vanvitelliana.




Rover, all’anagrafe Thimothée Regnier, è un artista francese che si è fatto conoscere lo scorso anno grazie ad un album di debutto che ha fatto tirare in ballo Serge Gainsbourg, David Bowie, Antony and the Johnsons, Bon Iver e tanti altri musicisti che hanno fatto del pathos e del talento interpretativo i propri punti forti.
Timothée scrive, compone, suona e arrangia tutte le sue canzoni. Ha registrato il suo album di debutto con Samy Osta (Cocosuma, Tahiti Boy & The Palmtree Family) e Guillaume Jaoul che arrivano dall’etichetta Third Side Records. Prodotte con tecnologia analogica e con l’idea di catturare l’atmosfera e lo stato d’animo che lo hanno portato a scrivere, le sue canzoni beneficiano sia della precisione dello studio di registrazione, sia di una serie di strumenti che formano il suo audace approccio all’arrangiamento (organi, piano, chitarre, sintetizzatori, drum machine, etc.).

Timothée ha scelto Rover come nome d’arte per il suo amore per le macchine inglesi (“I miei genitori non guidavano altro quando ero bambino”) ma anche perché vede la sua vita come una lunga serie di viaggi, e sente di avere ancora molta strada da fare per arrivare a destinazione.


Una scrittura dolce e sensibile che mantiene un nervo sufficiente per non annegare nell’acqua di rose. Ha il fisico di un avventuriero e una voce che sembra caduta da una nuvola. Rover ci infiamma con il suo pop barocco e prezioso.(Les Inrockuptibles)


Recenzione.

di Vassilios Karagiannis.

Album.

 'Rover'


Con quelle pose studiate nel minimo dettaglio, con quell'atteggiamento che tenta disperatamente di evocare un improbabile incrocio tra Antony e Gérard Depardieu, e da ultimo, con quel baritono istrionico, al limite della pomposità gratuita, è comprensibile che ai più la figura di Timothée Régnier susciterà un'indigeribile antipatia. Quando poi apre bocca (andatevi a leggere la motivazione alla base del suo nome d'arte) la tentazione di lasciar perdere e passare ad altro si fa irresistibile. Eppure, messa da parte l'avversione per certi preziosismi, col tempo di due-tre ascolti non tarda a manifestarsi il senso dietro all'operazione Rover. 
Perché, al di là di ogni possibile sovrastruttura (ma poi, chi l'ha detto che costruirsi un personaggio debba per forza essere una nota di demerito?), al di là dei toni da maudit fuori tempo massimo, i brani che imbastiscono il debutto del trentatreenne chansonnier transalpino certificano un talento lucido e tutt'altro che banale, che aspettava soltanto l'occasione giusta per poter sbucare.

Dalla Grande Mela (in cui ha condiviso gli anni del liceo con membri degli Strokes), passando per il Medio Oriente, in cui si è imbarcato in una proficua carriera da punk-rocker in una band di successo, non si può di certo dire che il musicista non abbia racimolato un gran numero di esperienze. Ma se si accetta la logica che tutto può rivelarsi importante ad un certo punto, anche l'incontro apparentemente più irrilevante e la giornata più ordinaria, allora possiamo certamente affermare che Régnier sappia cosa significhi vivere una vita densa, e come trarne il massimo possibile.
E che ne abbia tratto davvero il massimo, questo è poco ma sicuro. L'album omonimo mostra infatti un autore colto e perspicace, che accanto all'enfasi narrativa (ascoltare il singolo di lancio “Aqualast” per rendersene conto) esibisce uno spaccato di sensibilità pop come non si coglieva da molto tempo oltralpe, un esaltante incrocio di ostentazione vintage e squisitezza melodica.

E dire che di trucchetti preconfezionati, di stratagemmi ad hoc, il cantautore non ne sente proprio l'urgenza; le canzoni si avvicendano nel loro struggimento à la Gainsbourg senza mai vergognarsi di palesare i propri ascendenti. Il Bowie glam che affiora negli intrecci melò di “Champagne” e “Carry On” coabita infatti senza esitazioni accanto alla nu-new wave di Paul Banks e compagni(“Remember”, “Tonight”), culla come un bimbo la ricercatezza maliarda degli Air (“Queen Of The Fools”), procede a ritroso alla riscoperta del proprio lato folk (“Lou”). Il tutto, tenendo sempre presente la centralità della scrittura, come cardine imprescindibile su cui lasciar correre a briglia sciolta il demone di una vocalità distintiva e pronunciata.
Stentoreo quando si lancia nei suoi accorati racconti d'amore, ma abile nello sfoderare, a seconda dei casi, un invidiabile falsetto ricolmo di malinconia, Rover si smarca con abilità dall'intralcio degli idoli di una vita in merito alla potenza del timbro e alla statura delle interpretazioni (come nella conclusiva “Full Of Grace”, tra le tante), che giocano col trito stereotipo del cantastorie assetato di continui calvari emotivi.

A scapito di un amalgama non proprio immediatissimo nell'assimilazione, “Rover” è un lavoro che porta a casa una vittoria su tutti i fronti, che afferma, se ancora ce ne fosse bisogno, come l'inclinazione alla teatralità sappia e possa andare ben oltre un'oziosa caricatura.

(09/11/2012)

Fonte www.ondarock.it

mercoledì 24 luglio 2013

FiloFest: Festival della Filosofia di Strada ad Amandola e Smerillo.

L’Associazione Wega, insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, organizza la seconda edizione del FILOFEST 2013 – Festival della Filosofia di Strada – che si svolgerà il 30/31 agosto e 01 settembre 2013 ad Amandola e Smerillo (Fermo) nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Amandola-Smerillo - La filosofia nei luoghi della quotidianità: piazze, bar, agriturismi, hotel, negli auditorium, in mezzo alla natura. Colazioni filosofiche, Filosofia per Bambini, Aperitivi filosofici, Passeggiate meditative e molto altro.

La filosofia che si spoglia del cliché di squisita attività intellettuale accessibile a pochi, chiusa negli studi e nelle biblioteche degli accademici, per vivere una nuova esistenza in mezzo alla gente comune, nei luoghi della quotidianità, entrando nei momenti e nelle abitudini usuali delle persone, diventando stimolante compagna di viaggio nella vita di ognuno.

Una decina di illustri filosofi da tutta Italia saranno presenti alla seconda edizione del Filofest, Festival della Filosofia di Strada, ovvero per “non filosofi”.
La manifestazione vuole avvicinare la filosofia a tutti, con un linguaggio accessibile, favorendo la partecipazione, il coinvolgimento, lo scambio tra i partecipanti ed i filosofi. La filosofia che va incontro al cittadino comune, per proporre un cammino insieme di riscoperta e approfondimento dei significati dell’esistenza.

Tema conduttore “Osare il Varco”. Quest’ultimo inteso nell’accezione più ampia di simboli e significati, come fase delicata, terra di mezzo, verso il cambiamento e la trasformazione spirituale, interiore, culturale, ideologica, comportamentale, che chiude una fase di vita e ne apre una nuova, inesplorata. Attraverso il dialogo con i filosofi si vuole contribuire a riscoprire la filosofia come atteggiamento mentale e stile di vita praticabile da ogni essere umano.

Direttore scientifico il prof. Augusto Cavadi, filosofo e fondatore della scuola di formazione socio-politica “G. Falcone” di Palermo.
L’edizione 2013 di FILOFEST annovera, tra gli altri, il prof. Gaspare Mura, docente emerito di filosofia ed ermeneutica nelle Pontificie Università Urbaniana e Lateranense di Roma; il prof. Luigi Lombardi Vallauri, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Firenze; il prof. Duccio Demetrio, docente di filosofia dell’educazione nell’Università La Bicocca, Milano; il prof. Roberto Mancini ordinario di filosofia teoretica nell’Università di Macerata; il Professor Neri Pollastri, docente di teoria e prassi della consulenza filosofica nell’Università Cà Foscari di Venezia, cofondatore di Phronesis – Associazione Italiana per la consulenza filosofica;

Il Direttore del Festival Augusto Cavadi e il Filosofo Cesare Catà presenteranno FILOFEST 2013, giovedì 29 agosto, alle ore 21, a Fermo, nella Sala dei Ritratti, in Piazza del Popolo, che ospita nel periodo estivo, dal pomeriggio, il tradizionale mercatino del giovedì dell’antiquariato e dell’artigianato.

Programma.


martedì 23 luglio 2013

L'unico lamento tollerabile.


'The Devil May Care', The Brian Jonestown Massacre



Testo.

say goodbye to mom and dad
the two best friends i never had
to be knowing where i'm going,
how about you?
give them all my love so much
i promise that i'll stay in touch
if i know where i am going
so will you
(and you too)
i've thought about so many things
it only complicates my dreams
it's keeping me from knowing what to do
got to go i'm loosing touch
i think about you way too much
it's keeping me from knowing what to do
(or you)
La sintesi.
Chi sono?
Brian Jonestown Massacre sono un gruppo musicale californiano, formatosi nel 1990San Francisco, sotto la guida del leader carismatico Anton Newcombe, autentico gurudella neopsichedelia, personaggio tanto geniale quanto controverso, costantemente alle prese con problemi dovuti ad un carattere quantomeno difficile e all'abuso di alcool edroghe.
Curiosità.
Il nome del gruppo da un lato rimanda a Brian Jones dei Rolling Stones e dall'altro allo spaventoso suicidio di massa di Jonestown del 1978.
Fonte wikipedia.

Estetica del cinema: 'Giulia non esce la sera', Giuseppe Piccioni.

Film del giorno.

Questa sera, su RaiMovie ore 21:15.


'Giulia non esce la sera', Giuseppe Piccioni.



It. 2009
GENERE: Dramm. DURATA: 105′ VISIONE CONSIGLIATA: T
CRITICA: 3,5 PUBBLICO: 3
REGIA: Giuseppe Piccioni
ATTORI: Valeria Golino, Valerio Mastandrea, Sonia Bergamasco, Domiziana Cardinali, Jacopo Domenicucci, Fabio Camilli, Piera Degli Esposti

È forse il 1° film italiano che visualizza il mestiere di scrivere. È il 1° in assoluto dove, a partire dai titoli, buona parte dell'azione si svolge in una piscina. Ambiente in cui la sospensione dal mondo, almeno quando si nuota, è totale, e funzionale ai 2 protagonisti: allo scrittore Guido Montani e a Giulia, che fa l'istruttrice di nuoto e non esce di sera perché è in semilibertà vigilata. Entrambi sono in fuga dalla vita. Bisogna tenerne conto in un film in cui l'azione è meno importante dei personaggi. I difetti dell'una rinforzano l'interesse degli altri. Tra i due – in quella che di fatto è una love story – nasce un rapporto raro al cinema: pian piano passa dall'amicizia alla passione, e li cambia in meglio. 9° film narrativo in 30 anni del marchigiano Piccioni, è un lavoro ben recitato da tutti. Mastandrea lo fa di sottrazione: sembra opaco e monocorde, ma lo è in funzione del suo Guido, uomo che non sceglie e scrittore di debole vocazione. Condizionata dal suo passato, la Golino – 50 film alle spalle – dà forse la sua interpretazione più intensa, di certo la più tragica. Nell'ingrata parte della moglie poco amata, la Bergamasco non sbaglia un gesto. Di prim'ordine il contributo di Luca Bigazzi (fotografia), Esmeralda Calabria (montaggio), Giada Calabria (scene), i Baustelle (musica). Scritto con Federica Pontremoli. Prodotto da Lionello Cerri.

La recensione del film è tratta da:
il Morandini 2013
a cura di Laura Morandini, Luisa Morandini, Morando Morandini
Zanichelli editore

Premi.


Nastri d'argento 2009: migliore canzone originale; 'Piangi Roma', Baustelle.


 

Curiosità.

Ad Ascoli non ci sono solo le Olive.

Giuseppe Piccioni (Ascoli Piceno, 2 luglio 1953) è un regista cinematografico italiano.

Bio.

Laureatosi in Sociologia, dopo aver frequentato la Scuola di cinema Gaumont diretta da Renzo Rossellini jr., fonda nel 1985 la casa di produzione Vertigo Film assieme a Domenico Procacci, con la quale realizza nel 1987 il suo primo lungometraggio: Il grande Blek.
Con Fuori dal mondo (1998), il suo quinto lungometraggio, vince 5 David di Donatello e numerosi altri premi in Italia e nel mondo: Il Silver Hugo Award al Festival Internazionale del Film di Chicago, il Grand Jury Prize come Miglior Film, il premio per il Miglior Film scelto dal pubblico all'AFI Film Festival di Los Angeles e il Grand Prix Special du Jury al Festival Internazionale Des Films Du Monde di Montreal, ed è nominato dall'Italia come candidato all'Oscar per il miglior film straniero.
Luce dei miei occhi (2001) partecipa in concorso al Festival del Cinema di Venezia e i due protagonisti Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli si aggiudicano la prestigiosa Coppa Volpi come miglior attore e migliore attrice.
È tra i fondatori, nel 2005, della Libreria del Cinema di Roma.
Nel 2009 esce Giulia non esce la sera, con Valerio Mastandrea e Valeria Golino.
Il suo ultimo film si intitola Il rosso e il blu, con Roberto Herlitzka, Margherita Buy e Riccardo Scamarcio.

Fonte wikipedia.

ventiddueluglio.


lunedì 22 luglio 2013

Il potere di una maglia: The Exploited, 'Punk not dead'.

L'arte non ha critica: Anarchico.


The Exploited 





« I'm not ashamed of being a Punk
and don't give a damn and I don't care what you say
cause I believe in anarchy »

« Non ho vergogna di essere punk,
non mi importa niente e non mi importa quello che dici
perché credo nell'anarchia »
(Exploited, I Believe in Anarchy, 1981)

The Exploited (in italiano gli sfruttati) sono un gruppo punk rock[1] britannico, formatosi nel 1979, su iniziativa del frontman e cantante, Wattie Buchan. Il loro genere ha toccato diversi stili di punk rock: l'hardcore e lo street punk degli esordi si è evoluto successivamente verso contaminazioni di musica heavy metal[4]. Essi furono infatti tra i primi gruppi hardcore britannici a dimostrare una certa affinità con l'heavy metal, anticipando la nascita del punk metal.
La formazione è attualmente composta dall'unico membro fisso Buchan, Matt Justice alla chitarra, Irish Bob al basso e Willie Buchan, fratello di Wattie, alla batteria. Sono in attività dal 1979.

Il gruppo, fin dagli inizi, si fece un nome per i suoi testi spiccatamente anarchici e anti-establishment. Infatti Buchan si scagliava contro l'esercito, dopo la propria esperienza nel servizio militare britannico: in canzoni come Army Life, S.P.G., Alternative, Boys in Blue o Dogs of War criticava pesantemente la polizia e non rimanevano esenti da critiche neanche il governo britannico e gli Stati Uniti ma, spesso, lanciava messaggi di tipo anarchico in canzoni oramai divenute famose come I Believe in Anarchy o Law for the Rich.
Il primo album, Punk's Not Dead viene tuttora considerato un capolavoro dell'hardcore punk e in generale del punk rock di tutti i tempi[41] con pezzi come Punk's not Dead, Cop Cars ed Exploited Barmy Army, tributo-inno ai fan del gruppo. In canzoni come 40 Odd Years Ago Buchan appella in modo spregiativo sia Adolf Hitler che Benito Mussolini.
Nonostante ciò, sono state riscontrate varie contraddizioni nella loro direzione politica, la quale risulta difficile da definire ancora oggi.
Buchan soleva indossare magliette con la svastica (si pensa per pura provocazione, dato che anche Sid Vicious e Johnny Rotten dei Sex Pistols mostravano simbologie naziste per destare critiche).
Il booklet di Death Before Dishonour, lascia intravedere una foto del gruppo mentre espone il braccio destro alzato simile al saluto romano usato dai simpatizzanti di estrema destra.
Alcune fonti sostengono che, negli anni ottanta, il gruppo appoggiasse il National Front (movimento di estrema destra britannico).
Voci di corridoio parlano anche di una presunta amicizia di Buchan con Ian Stuart Donaldson, defunto leader del gruppo nazi punk Skrewdriver, la quale ha suscitato molte perplessità sulle ideologie politiche degli Exploited.

L'album scelto.



'Punk not dead'




Punks Not Dead è il primo album dei The Exploited, pubblicato nel 1981 dalla Secret Records.

Si è piazzato al primo posto della classifica inglese degli album indipendenti e ha venduto 150.000 copie. Le canzoni presenti nell'album sono influenzate dallo stile musicale tipico di alcuni gruppi punk inglesi degli anni ottanta, canzoni tipicamente veloci e con testi urlati inneggianti all'anarchia, ci sono anche varie canzoni contro la polizia, l'esercito e la guerra.



Stile
Gli Exploited prendono spunto per molti aspetti dai Sex Pistols, dal punto di vista musicale Punk's Not Dead richiama molto lo stile classico dei Sex Pistols, inoltre Wattie Buchan come Sid Vicious, indossava indumenti con la svastica e la croce celtica per provocazione.
Molti gruppi hardcore punk prendono esempio dagli Exploited come stile e idee, tra questi troviamo i gruppi hardcore punk The Casualties e Total Chaos.

Curiosità.


Irvine Welsh in Trainspotting.






La persona che interpreta Mikey Forrester, lo spacciatore sdraiato sul logoro materasso che all'inizio del film vende a Renton le supposte di oppio, non è altri che Irvine Welsh, lo scrittore del libro. Welsh ha confessato di aver pregato il regista di farlo comparire nel film e di essersi divertito molto a recitare con i suoi stessi personaggi. Nella scena in cui Mark prova l'eroina dello scambio, inoltre, Welsh indossa una maglietta degli Exploited

Fonte wikipedia.

mercoledì 17 luglio 2013

Estetica del cinema: 'C'eravamo tanto amati', Ettore Scola.

 Film del giorno.

Questa sera, su Rai3 ore 21:05:
'C'eravamo tanto amati'



It. 1974GENERE: Comm. DURATA: 121′ VISIONE CONSIGLIATA: TCRITICA: 3,5 PUBBLICO: 5REGIA: Ettore ScolaATTORI: Nino ManfrediVittorio GassmanStefano Satta FloresStefania SandrelliGiovanna RalliAldo FabriziUgo Gregoretti, Mike Bongiorno, Marcello MastroianniFederico Fellini
Trent'anni di vita italiana, dal 1945 al 1974, attraverso le vicende di tre amici ex partigiani: un portantino comunista (Manfredi), un intellettuale cinefilo di provincia (Satta Flores) e un borghese arricchito (Gassman). S'incontrano a varie riprese, rievocando speranze deluse, ideali traditi, rivoluzioni mancate. Rapsodia generazionale turgida e sincera, poco rigorosa ma appassionata, lamentosa e qua e là graffiante, armonizzata “sul registro di un malinconico ma efficace umorismo critico” (R. Ellero), dove l'amarezza di fondo si stempera in toni crepuscolari. Tutti bravi e registrati a dovere gli interpreti, compreso il compianto Satta Flores (1937-85). Scritto da E. Scola con Age & Scarpelli, dedicato a Vittorio De Sica (1901-74) che non fece in tempo a vederlo. Fu un calibrato film-epitaffio in sintonia con i tempi e i gusti del pubblico, con una sapiente costruzione narrativa fatta di morbide sconnessioni temporali e non priva di una quieta stilizzazione teatrale. Pioggia di premi italiani, francesi e sovietici.

La recensione del film è tratta da:
il Morandini 2013
a cura di Laura Morandini, Luisa Morandini, Morando Morandini
Zanichelli editore

Premi.

  • Gran Premio al Festival cinematografico internazionale di Mosca
  • Premi César 1977: Miglior film straniero
  • 3 Nastri d'argento 1975 : Migliore attore non protagonista (Aldo Fabrizi), Migliore attrice non protagonista (Giovanna Ralli), Migliore sceneggiatura (Age & Scarpelli ed Ettore Scola)

Curiosità.

Inizialmente, nel progetto degli sceneggiatori doveva esserci un solo protagonista, Gianni, avvocato corrotto che osservava il degradare della società italiana. Successivamente, sono stati introdotti e ampliati i ruoli dei due amici e co-protagonisti.
Il debito del film nei confronti del Neorealismo e in particolare di Vittorio de Sica è consistente. Oltre alla dedica finale al regista, sono presenti al suo indirizzo numerose citazioni e omaggi. Il film amato e recensito da Nicola nel suo cineforum è Ladri di biciclette; e proprio di De Sica Nicola è un appassionato ammiratore. Inoltre, in una delle sequenze finali, si vede sempre Nicola partecipare ad un incontro pubblico con Vittorio De Sica nel quale questi rivela il trucco (vero) che ha utilizzato durante le riprese di Ladri di biciclette per far piangere il piccolo protagonista durante la scena dell'arresto del padre, e che era stato l'oggetto della domanda contestata dallo stesso Nicola durante la sua partecipazione a Lascia o raddoppia?.
Fonte: wikipedia

martedì 16 luglio 2013

Red hot chili pepers, 'Sugar sexy blood magik'.

Quando la perfezione raggiunge l'umano.

L'arte non ha critica: Capolavoro.

Red hot chili pepers, 'Sugar sexy blood magik'.



Curiosità.

Promozione e rilascio.

Blood Sugar Sex Magik uscì il 24 settembre 1991. Ricevette il disco d'oro due mesi dopo, il 26 novembre, e il disco di platino il 1º aprile 1992; da allora diventò sette volte disco di platino negli Stati Uniti. L'album arrivò al terzo posto della Billboard 200. Inizialmente "Give It Away" non se la cavò bene nel mainstream; alcune delle stazioni radio della Warner Bros. si rifiutarono di farla suonare, dicendo alla band "tornate da noi quando avrete una melodia nella vostra canzone." La stazione radio KROQ, comunque, cominciò a farla suonare più volte al giorno e quello, secondo Kiedis, "fu l'inizio dell'entrata di "Give It Away" nella consacrazione della massa." Infine la canzone raggiunse il nono posto della UK Top 40 e il settantatreesimo della Billboard Hot 100. Blood Sugar Sex Magik ha venduto 13 milioni di copie in tutto il mondo.
A causa del successo di "Give It Away", la band non aveva previsto che "Under the Bridge" avrebbe avuto un successo commerciale. La Warner Bros. inviò dei rappresentanti a un concerto dei Chili Peppers al fine di capire quale sarebbe stato finalmente il successivo singolo della band. Quando Frusciante cominciò a suonare "Under the Bridge", Kiedis mancò l'attacco; l'intero pubblico cominciò a cantare la canzone. Kiedis fu inizialmente "mortificato per aver fatto una cazzata davanti ai rappresentanti della Warner... Chiesi scusa per la cazzata, ma loro dissero 'Cazzata? Ci stai prendendo in giro? Quando ogni singolo bambino in un concerto canta una canzone, quello è il nostro prossimo singolo.'" "Under the Bridge" fu quindi selezionata come secondo singolo estratto dall'album. La canzone raggiunse il secondo posto della Billboard Hot 100. Per promuovere l'album in Europa, Kiedis e Frusciante decisero che avrebbero fatto un viaggio. Comunque, fu difficile per Frusciante adattarsi alla vita fuori dalla Mansion, dopo essere stato quasi in isolamento per più di trenta giorni. Kiedis ricordò la situazione: "Frusciante aveva un tal flusso di creatività, mentre stavamo facendo l'album, che penso che non seppe veramente vivere la vita in tandem con quella creatività." Inoltre questo fu il periodo in cui Frusciante cominciò a sperimentare l'eroina, che più tardi compromise la sua stabilità mentale. Il viaggio di promozione europeo lasciò il segno su Frusciante: decise di tornare a casa quando arrivò, insieme a Kiedis, a Londra.
Accoglienza della critica 

Blood Sugar Sex Magik fu ben ricevuto dalla critica, che elogiò i Chili Peppers per non aver oppresso l'ascoltatore con riff heavy metal di chitarra come hanno fatto negli album precedenti. Tom Moon del Rolling Stone accreditò a Rick Rubin il cambiamento di stile; Rubin "[cambiò] la dinamica dei Chili." Steve Huey disse che era "il migliore album dei Red Hot Chili Peppers... La chitarra di John Frusciante è meno rumorosa, lasciando spazio a trame differenti e ad una linea più chiara, mentre la band è più concentrata e meno tollerante." Considerava Blood Sugar "vario... espande la gamma musicale ed emotiva del gruppo." Il critico musicale Robert Christgau diede all'album due stelle, una delle sue classificazioni più alte. Blood Sugar Sex Magik fu inoltre considerato influente, negli anni novanta, imponendosi come una base fondamentale dell'alternative rock.

Fonte wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Blood_Sugar_Sex_Magik

Bidimensionalità.

Il 'primo piano'  di Mustenberg.

Video scelto 'Give It Away': 



Il video per “Give It Away”, uno dei più famosi dei Red Hot, li illustra tinti d’oro mentre danzano selvaggiamente in un deserto, ed è girato in bianco e nero, per questo sembra siano tinti d'argento. I quattro, di solito vestiti succintamente, qui indossano vestiti strambi ed hanno tagli di capelli eccentrici.
Anthony Kiedis si presenta in passamaneria e camicia di catene; in alcune scene presenta anche un rossetto sfolgorante.
Flea ha un taglio di capelli a spirale.
Chad Smith si presenta con coda di cavallo e corna, a volte coperte da un elmetto.
John Frusciante ha un corto striscio di capelli, alla maniera dei mohicani.
Grazie alla sua peculiarità e alla frenesia della produzione, il video, diretto da Stéphane Sednaoui, è ritenuto uno dei più importanti della storia del rock. Sednaoui avrebbe anche girato i clip per "Scar Tissue" ed "Around the World". Il primo è ritenuto un sequel dei precedenti, poiché illustra i Red Hot che tornano in un deserto, mentre il secondo ha uno stile molto simile a quello del video per "Give It Away".

Curiosità.

Il chitarrista John Frusciante sostiene di essersi ispirato, per il riff finale della canzone (ancora oggi, a volte, suonato dal vivo), a “Sweet Leaf” dei Black Sabbath. Dato che la canzone è ritenuta un inno alla marijuana, da ciò si evince perché molti interpretino "Give It Away" come un brano dedicato all’assunzione di stupefacenti.

Fonte wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Give_It_Away

venerdì 12 luglio 2013

Estetica del cinema: 'Rosetta', Jean-Pierre e Luc Dardenne

Film del giorno

questa sera, su RaiMovie ore 23:10:

                                                                        'Rosetta'

Belg.-Fr. 1999
GENERE: Dramm. DURATA: 91′ VISIONE CONSIGLIATA: G
CRITICA: 4 PUBBLICO: 2
REGIA: Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne
ATTORI: Emilie Dequenne, Fabrizio Rongione, Anne Yernaux, Olivier Gourmet

Rosetta vive nel carrozzone di un campeggio con la madre alcolista che si prostituisce. Ogni giorno va in città in cerca di un lavoro che trova, perde, ritrova, che le portano via, che si riprende. È ossessionata dalla paura di scomparire e dalla vergogna di essere un'emarginata. Vuole una vita normale: come loro, con loro. Rivisitazione non dichiarata del Dogma di von Trier e C. da parte dei 2 fratelli belgi, 20 anni di video militanti e di documentari sociali: cinepresa a spalla, incollata al corpo dell'eroina, niente musica, soltanto rumori d'ambiente, dialoghi ridotti al minimo, nessun colpo di scena, montaggio che ricalca il respiro affannoso, l'energia furente e l'agonia del personaggio. Comincia e continua di corsa. Al finale, che potrebbe essere tragico, gli autori “si fermano, per pudore e per pietà” (L. Barisone). Dietro Rosetta s'intravede in filigrana la Mouchette di Bernanos e Bresson. Film estremo, radicale, sulla dignità e sull'efferato cinismo legale del mondo di oggi, fuori dalla normalità, dal consueto, dal rassicurante. Palma d'oro a Cannes 1999 (la più marginale e “bassa” nella storia del Festival) e premio per la migliore attrice a E. Dequenne, ex aequo con Séverine Caneele di L'umanità.

La recensione del film è tratta da:
il Morandini 2013
a cura di Laura Morandini, Luisa Morandini, Morando Morandini
Zanichelli editore

Curiosità.

Rosetta in Belgio è diventato un simbolo della disoccupazione, alcune città le hanno dedicato statue a simboleggiare la lotta contro il lavoro precario e la disoccupazione giovanile. Nella manifestazioni sindacali, nell'anno del film, si urlava "Siamo tutti Rosetta".

Fonte: Wikipedia.