mercoledì 18 settembre 2013

Estetica del cinema: 'Io la conoscevo bene', Antonio Pietrangeli.

'Io la conoscevo bene', manifesto.
'Io la conoscevo bene' ****

(Italia/FRancia/Rft 1965, b/n, 122') Antonio Pietrangeli. Con Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, UgoTognazzi, Enrico Maria Salerno, Mario Adorf, Jean-Claude Brialy, Joachim Fuchsberger, Turi Ferro, Franco Fabrizi, Robert Hoffmann, Franco Nero, Veronique Vendell,
La Giovane Adriana (Sandrelli) lascia la famiglia e va a Roma in cerca di fortuna. Dopo tante promesse fattele da squallidi opportunisti - l'agente pubblicitario Cianfanna (Manfredi), un press agent (Fabrizi), un attore (Salerno) - e troppi inutili legami - l'ambiguo Dario (Brialy), uno scrittore (Fuchsberger), il borghese Antonio (Hoffmann) - capirà che per lei non c'è futuro e si getterà dal balcone. Costruito come una sorta di mosaico, dove gli episodi si inseguono a ritmo incalzante, il film delinea il magistrale ritratto di una ragazza a cui tutto sembra scivolare addosso ("le va tutto bene. Non desidera mai niente, non invidia nessuno, è senza curiosità. Non si sorprende mai. Le umiliazioni non le sente... Ambizioni zero. Morale nessuna, neppure quella dei soldi perché non è nemmeno una puttana. Per lei ieri e domani non esistono" dice lo scrittore), almeno fino all'improvviso e drammaticissimo finale. Straordinaria la prova della Sandrelli, imposta dal regista contro il parere di tutti, perfetta nel rendere questa sprovveduta ma non incolpevole vittima di una società che la ferisce e a cui cerca di adeguarsi nell'unico modo che conosce: cambiando vestito e pettinatura dopo ogni fallimento. Ne esce un acuto ritratto dell'Italia anni Sessanta, pieno di millantatori, arrivisti e volgari seduttori che gravitano intorno al ''gran" mondo del cinema e della pubblicità. Nastri d'argento per il regista, gli sceneggiatori Ettore Scola e Ruggero Maccari e per Ugo Tognazzi, che riesce a rendere indimenticabile un'apparizione di pochi minuti nei panni del vecchio attore Bagini, disposto a tutto pur di ottenere una scrittura.

Fonte il Meneghetti: dizionario dei Film 2006




Ancora un ritratto di donna come Antonio Pietrangeli ci offre, con precisione e attenzione, fin dai tempi del Sole negli occhi e di Nata di marzo. Anche questa volta, come nella Parmigiana, si tratta di una piccola provinciale, anzi, di una contadina, finita in città e pronta ad accettare dalla città tutto quello che può offrirle, soprattutto tenuto conto che è giovane e bella.
A differenza della “Parmigiana”, però, Adriana, la protagonista del film di oggi, si fida di tutto e di tutti, crede a tutto, e specialmente alla vita, e vi crede senza secondi fini, senza mostrarsi interessata, anche se, bella com’è, passando quietamente da un amore all’altro, un po’ di carriera l’ha fatta, tanto che, da domestica, è finita quasi alle soglie del cinema, con appartamentino e “utilitaria”. [...]

di Gian Luigi Rondi, articolo completo (3905 caratteri spazi inclusi) su Il Tempo 4 dicembre 1965



Già nel suo film d'esordio e nei pochissimi altri non dettati da ragioni prettamente mercantili (non più di un paio in tutto, fra i quali va annoverato sicuramente La visita e, forse, La parmigiana, per quanto irritante e scombinatissimo), Pietrangeli ha mostrato un interesse acuto e persistente per un certo tipo di personaggio femminile. Al punto che i suoi due o tre film che vale la pena di ricordare si risolvono, in fondo, in altrettanti ritratti di donne che hanno un dato comune: l'estrazione paesana e provinciale che non riescono, malgrado tutto, a lasciarsi dietro le spalle nell'esperienza, quasi sempre infelice, dell'inurbamento, anche se hanno sofferto e continuano magari a soffrire e respingere le angustie mortificanti della loro origine. [...]

di Adelio Ferrero, articolo completo (5347 caratteri spazi inclusi) su Cinema Nuovo 2005

Fonte mymovies.it

Buona visione

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