martedì 17 settembre 2013

Guttuso esordisce in Vallée.

Prima antologica in Valle d’Aosta per Renato Guttuso, “Il realismo e l’attualità dell’immagine” raccoglie oltre 50 opere provenienti da collezioni private e Mart. 
Al Museo Archeologico Regionale, fino al 22 settembre.

Renato Guttuso,
Comizio di quartiere, 1975,
acrilico e collage su carta intelata, cm 210 x 200
 – courtesy Galleria d’Arte Maggiore, Bologna
Curata da Flaminio Gualdoni e Franco Calarota, l’antologica di Renato Guttuso(Bagheria, 1912 – Roma, 1987) allestita al MAR di Aosta riunisce oltre 50 opere fra dipinti a olio e acrilici, chine e acquarelli, provenienti da collezioni private e dal Mart. Opere che testimoniano il percorso dell’artista, che rielabora nella sua pittura gli stimoli di matrice espressionista, le suggestioni dell’arte popolare della sua terra di origine senza dimenticare l’influenza del cubismo di Picasso, conosciuto personalmente nel 1946. I temi tipici sono affrontati da Guttuso con grande libertà d’immaginazione e originalità di soluzioni, siano essi paesaggi urbani o soggetti sociali.
Attraverso un percorso espositivo articolato, il visitatore instaura così un dialogo con l’opera di un pittore che cerca la verità proprio nella relazione con il pubblico. Sin dalla metà degli Anni Trenta, infatti, la scelta di Guttuso è stata chiara, in nome di una figurazione che da un lato recuperava in modo critico l’identità antica della pittura, la sua capacità di farsi racconto ed emblema, e dall’altro era lo specchio di un rapporto intenso e drammatico con la storia. “Vorrei arrivare alla totale libertà in arte”, scriveva, “libertà che, come nella vita, consiste nella verità. Sempre ha contato, soprattutto per me, il rapporto con le cose. Trovare, o credere di trovare questo rapporto (naturalmente non stabile, né fisso) ha significato, in qualche modo, tentare la possibilità di comunicare tale rapporto. Un’arte senza pubblico non esiste”.
Renato Guttuso,
 I tetti di via Leonina con rampicante, 1962-1964,
 olio su tela, cm 106 x 85 – courtesy Galleria d’Arte Maggiore, Bologna
La pittura di Guttuso affronta temi di genere, fondendo registri che vanno dall’amore per il Rinascimento e il Seicento all’umore popolaresco, dalla sintesi formalmente forte alla narratività, dall’evidenza potente delle cose all’allegoria. Con la sua arte partecipa anche al dibattito delle avanguardie, di cui ha piena consapevolezza ma che guarda sempre da un punto di vista di piena autonomia. Fra i dipinti presenti in mostra si segnalano la drammatica Partigiana assassinata del 1954, il visionario Bambino sul mostro del 1966 e l’epico Comizio di quartiere del 1975, mentre fra le grafiche spiccano i 12 disegni dello Zodiaco.

Federica Giommi
Aosta // fino al 22 settembre 2013
Renato Guttuso – Il realismo e l’attualità dell’immagine
a cura di Flaminio Gualdoni e Franco Calarota
Catalogo Silvana Editoriale 
MAR – MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE
Piazza Roncas 12
0165 275902
u-mostre@regione.vda.it

www.regione.vda.it

Altre opere presenti

Renato Guttuso, 'Oggetti' 1963

Renato Guttuso, 'Case di Palermo' 1976

Renato Guttuso, 'Natura morta' 1960


Fonte: artribune.com 


1911 
L'autoritratto
Renato Guttuso nasce il 26 Dicembre 1911 a Bagheria.
Il padre Gioacchino, agrimensore di professione ma acquarellista per diletto e la madre Giuseppina d'Amico, preferiscono denunciarlo a Palermo il 2 Gennaio 1912, in seguito a un contrasto con la città a causa delle loro idee liberali.
La città natale è molto importante nella formazione del pittore, perché lì, giovanissimo, entrò in contatto con il mondo della pittura, come racconta lui stesso: "tra gli acquarelli di mio padre, lo studio di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo prendeva forma la mia strada avevo sei, sette, dieci anni...". Ma Bagheria è importante anche perché continuerà a fornirgli per tutta la vita uno straordinario repertorio di immagini e colori.

1924 - 30
Già dal 1924, appena tredicenne, comincia a firmare e datare i propri quadri. Sono piccole tavolette dove per lo più copia i paesaggisti siciliani dell'ottocento. Tra queste vanno ricordate Golfo di Palermo (1925), dove usa le venature del Guttuso, 1930 legno per raccontare le onde del mare. I suoi modelli sono comunque più vari, i francesi come nel caso dell'Angelus di Millet (1926), realizzata su una tavolozza che mantiene ancora la forma originale, e i pittori contemporanei di cui poteva procurarsi le illustrazioni., come Carrà nel Pino marittimo (1929). In questi anni dipinge anche dei ritratti come quello di Graziella e il Ritratto del padre, il Cavalier Gioacchino Guttuso Fasulo (1930).
Negli anni seguenti comincia a frequentare l'atelier del pittore futurista Pippo Rizzo e l'ambiente artistico palermitano. 
Nel 1928 partecipa a Palermo alla sua prima mostra collettiva.

1931 - 33 
Nel 1931 partecipa con due quadri alla Quadriennale Nazionale d'Arte Italiana a Roma e ha occasione di vedere dal Guttuso, 1931 vivo le opere dei più grandi artisti italiani che lo impressionano profondamente. 
Una mostra di Guttuso e di altri pittori siciliani, alla Galleria del Milione nel 1932, suscita grande interesse nella società artistica milanese. Per vivere a Roma esegue alcuni lavori di restauro alla Pinacoteca di Perugia e alla Galleria Borghese di Roma. In questo periodo ha modo di legarsi ad artisti come Mario Mafai, FrancescoTrombadori, Corrado Cagli, Pericle Fazzini, Mirko e Afro. Dal 1929 collabora con giornali e riviste e già dalla scelta dei suoi primi soggetti critici si delineano le sue scelte in favore di una pittura impegnata. Il suo primo articolo su Picasso, scritto nel 1933, causa l'intervento della censura fascista e la sospensione della collaborazione con il giornale l'Ora di Palermo.

1934 - 36
Espone per la seconda volta a Milano, alla galleria del Milione con il "Gruppo dei 4" che aveva fondato a Palermo Guttuso, 1935 con Giovanni Barbera, Nino Franchina e Lia Pasqualino Noto in aperta polemica con il primitivismo di "Novecento", allora dominante. La mostra viene recensita da Carrà, in quel momento il pittore più autorevole che ci fosse in Italia.
A causa del servizio militare trascorre il 1935 a Milano, dove ha occasione di stringere grandi amicizie con artisti come Birolli, Sassu, Manzù, Fontana con cui dividerà lo studio, ed intellettuali come il poeta Salvatore Quasimodo, Raffaele de Grada, Elio Vittorini, il filosofo Antonio Banfi, Raffaele Carrieri, Edoardo Persico. Malgrado queste amicizie, che saranno fondamentali per l'esperienza politica e culturale di Corrente, il periodo milanese è contrassegnato da una profonda depressione testimoniata dalle poesie scritte in quegli anni, causata probabilmente anche dalle durissime condizioni economiche che lo opprimono nel capoluogo lombardo.


1937 - 39
Sono anni tra i più importanti della sua vita. Si trasferisce definitivamente a Roma, i suoi studi, a cominciare da quello in piazza Melozzo da Forlì, saranno spesso al centro di sue composizioni pittoriche e diverranno uno dei centri intellettuali più vivaci ed interessanti della vita culturale della capitale. In questi anni nasceranno le amicizie con Alberto Moravia,
Ritratto di Alberto Moravia, 1940.
Olio su tela, 65x55 cm.
Pinacoteca di Brera.
Antonello Trombadori e Mario Alicata che avranno un ruolo determinante nella sua adesione al partito comunista, nel quale si iscriverà nel 1940. La sua prima personale a Roma viene presentata dallo scrittore Nino Savarese.
Sono gli anni delle straordinarie nature morte, della Fucilazione in campagna (dedicata a Federico Garcia Lorca), della Fuga dall'Etna, che riceverà il premio Bergamo, in quel momento il più importante premio di pittura in Italia. Nella stesso anno conosce Mimise Dotti che sarà sua compagna per tutta la vita. 
Collabora come critico a Le Arti, Primato e Il Selvaggio, diretto da Mino Maccari che dedica un intero numero ai suoi disegni (1939), proseguendo con impegno e vigore l'attività di critico che durerà tutta la vita.

1940 - 44
Continua la straordinaria produzione artistica dipingendo nudi, paesaggi, nature morte e realizza la Crocefissione (1940-41), la sua opera più famosa ed uno dei quadri più significativi del Novecento.
Lui stesso chiarisce il significato dell'opera: "questo è un tempo di guerra. Voglio dipingere questo supplizio del Cristo come scena d'oggi. ... come simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee". Il quadro, presentato al premio Bergamo nell'autunno del 1942, dove riceverà il secondo premio, suscita un grande scandalo e il Vaticano proibisce ai religiosi di guardare l'opera. Nel 1940 al Teatro delle Arti di Roma, diretto da Anton Giulio Bragaglia, Renato Guttuso fa il suo esordio nella scenografia musicale, firmando scene e costumi per l'Histoire du Soldat. 
Nel 1943 lascia Roma per motivi politici e partecipa attivamente alla resistenza antifascista. Della lotta partigiana ha lasciato una struggente testimonianza artistica nella serie di disegni realizzati con inchiostri delle tipografie clandestine intitolati Gott mitt Uns.

1945 - 50 
A Parigi con Pablo Picasso stringe una amicizia che durerà tutta la vita.
Guttuso nello studio di Villa Massimo in Italia assieme ad alcuni artisti ed amici tra i quali Birolli, Vedova, Marchiori, il gallerista Cairola fonda il movimento Fronte Nuovo delle Arti, un raggruppamento di artisti molto impegnato politicamente con l'obbiettivo di recuperare le esperienze artistiche europee che a causa del fascismo erano poco conosciute in Italia.
Nella sua pittura sono presenti temi sociali e di vita quotidiana: picconieri della pietra dell'Aspra, zolfatari, cucitrici, manifestazioni di contadini per l'occupazione delle terre incolte.
Nel '47 trasferisce il suo studio a Villa Massimo. Nello stesso anno a Venezia con le scene e i costumi per Lady Macbeth di Sostakovic, in prima assoluta per l'Italia, prosegue la collaborazione con l'opera e con il coreografo Aurel Milloss.
Renato Guttuso, 1952

1950 - 56
Nel 1950 otttiene a Varsavia il premio del Consiglio Mondiale per la Pace, nello stesso anno tiene la sua prima personale a Londra.
A Roma al Teatro dei Satiri curerà le scenografie e i costumi per "Madre Coraggio e i suoi figli" di Bertolt Brecht, in prima assoluta per l'Italia.
E' sempre presente alle Biennali di Venezia con grandi quadri, nel '52 con la Battaglia di Ponte dell'Ammiraglio, nel '54 con Boogie Woogie, nel '56 con la Spiaggia suscitando discussioni e dibattitti.
Sposa Mimise; Pablo Neruda, che gli ha dedicato una sentita poesia, sarà testimone delle loro nozze.

1957 - 65
Collabora alle più importanti riviste italiane e internazionali con scritti di teoria e critica d'arte, prendendo posizione nel dibattito sul realismo. Dipinge La Discussione che verrà acquistato dalla Tate Gallery di Londra. Lavora all'illustrazione della Guttuso, 1958 Divina Commedia che sarà pubblicata nel '61 da Mondadori. Elio Vittorini scrive un'importante monografia sul pittore mentre l'amico Pasolini scriverà un'introduzione per un suo libro di disegni.
A New York, la Aca-Heller Gallery gli dedica un'importante mostra.
Il Museo Puskin di Mosca gli dedica un'importante retrospettiva nel '61.
Il Museo Stedelick di Amsterdam gli dedica un'antologica di grande successo che sarà poi ospitata anche al Palais de Beaux Arts di Charleroi mentre nel '63 si apre a Parma una sua ampia mostra antologica, presentata da Roberto Longhi. Sempre a Parma, nello stesso anno, curerà scene e costumi per il Macbeth di Verdi. 
Nel '65 elabora il tema del lettore di giornale e quello dell'Edicola che lo porterà a realizzare la sua unica grande scultura.
'Il lettore di giornali, l’edicola', Renato Guttuso

1965 - 71
Si trasferisce a Palazzo del Grillo dove continuerà ad abitare e lavorare fino alla morte. Guttuso negli anni '60.
Nel '66 realizza il grande ciclo dell'Autobiografia, una serie di dipinti che costituiranno il nucleo di importanti antologiche ospitate in vari musei europei. A questo ciclo Werner Haftmann dedicherà un'importante monografia. Tra i quadri più belli e significativi Gioacchino Guttuso Agrimensore (1966), omaggio al padre ritratto nell'erba dietro il teodolite. Collabora alla realizzazione delle scene teatrali per il Contratto di Eduardo de Filippo, suo grande amico.
Nel '71 riceve dall'Università di Palermo, la laurea Honoris Causa e gli sono dedicate due importanti antologiche: una a Palermo al Palazzo dei Normanni con testi di Leonardo Sciascia, Franco Grasso e una al Musee d'Art Moderne de la Ville di Parigi.

1972 - 80 
Nel 1972 riceve il premio Lenin e gli viene dedicata una grande mostra Guttuso mentre dipinge i funerali di Togliatti all'Accademia delle arti di Mosca. Una grande mostra retrospettiva percorre l'Europa orientale toccando Praga, Bucarest, Bratislava, Budapest. 
Dipinge il grande quadro la Vucciria (1974) che affida all'università di Palermo e nel '76 dipinge il Caffè Greco (ora Collezione Ludwig di Colonia.)
Illustra i Malavoglia di Verga nel 1978 e l'Eneide di Virgilio nel 1980. Viene eletto Senatore, nelle liste del PCI, nel collegio di Sciacca.
Nel 1973 Guttuso sceglie un importante nucleo di opere, sue e di altri artisti, che costituiranno la base per istituire a Bagheria la Galleria civica.

 1981- 87
Giuliano Briganti scrive la presentazione per la sua mostra a Roma sul ciclo delle Allegorie, della Malinconia e deGuttuso mentre affresca la Cappella del Sacromontella Visita della sera.
Il centro di cultura di Palazzo Grassi di Venezia gli dedica una importante mostra antologica nell'82, a cura di Maurizio Calvesi, Cesare Brandi e Vittorio Rubiu
Nel 1983 affresca una cappella del Sacromonte di Varese con la Fuga in Egitto
Renato Guttuso
'Fuga in Egitto', 1983.
Vengono pubblicati, a cura di Enrico Crispolti, i primi tre volumi del catalogo generale dei suoi dipinti.
Nel 1985 intraprende un'opera monumentale, affrescando l'intera volta ( più di 120 mq. di pittura) del soffitto del teatro lirico Vittorio Emanuele di Messina, rappresentando la leggenda del Cola Pesce.
Nel 1986 dipinge un ciclo di opere dedicato al tema del gineceo che culmina nel quadro "Nella stenza le donne vanno e vengono...", ultimo grande sforzo del pittore che resterà incompiuto.

Il 18 gennaio del 1987 muore lasciando alcune opere, tra le più importanti, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Altre opere e una ricca raccolta documentale le ha già affidate al museo che la sua città natale, Bagheria, gli ha intitolato. Il Museo Guttuso, che ha sede nella settecentesca Villa Cattolica, raccoglie così la più ampia collezione di opere, quadri, disegni e grafica dell'artista, e nel giardino della Villa conserva la grande Arca funebre dedicatagli dal suo amico Giacomo Manzù, dove egli riposa. Subito dopo la morte viene organizzata dal Museo Guttuso di Bagheria, a cura di Maurizio Calvesi, con il contributo dei più importanti critici italiani, la mostra "Dagli esordi al Gott mitt Uns".
Dopo la sua morte, il figlio adottivo Fabio Carapezza Guttuso fonda gli Archivi Guttuso, cui destina lo studio di Piazza del Grillo, e integra la collezione del museo di Bagheria. Gli Archivi organizzano numerose mostre, tra queste due antologiche del pittore, una in Germania nel '91 e l'altra nel '96 a Londra e Ferrara; il completamento, in collaborazione con Enrico Crispolti, del Catalogo Ragionato Generale dei Dipinti di Renato Guttuso; e nel decennale della morte, una grande mostra, incentrata sulla collaborazione tra Guttuso e il teatro musicale, al teatro Massimo di Palermo. Infine curano, per la Rizzoli nel 1999, una completa, monografia dedicata all'Artista.


Alcune opere inserite nel testo.

Renato Guttuso, 'La discussione'.
'Vucciria' -1974-, Renato Guttuso.
Renato Guttuso, 'I funerali di Togliatti'.
Renato Guttuso, 'Ritratto di Mimise' -1937-.

'Nella stenza le donne vanno e vengono...', Renato Guttuso.

'La battaglia del ponte dell'ammiraglio', Renato Guttuso.

Gioacchino Guttuso Agrimensore, 1966.

'Fucilazione in campagna', Renato Guttuso.

'Caffè greco', Renato Guttuso.

Fonte guttuso.com



Lezione base per intuire Guttuso.




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