giovedì 24 ottobre 2013

Porcelain Raft a Roma.

Mauro Remiddi, aka Porcelain Raft, è un compositore, autore e musicista nato al Roma nel 1972. Attualmente vive a New York.
Nel 1997 ha scritto la colonna sonora del corto La Matta dei Fiori di Rolando Stefanelli, vincitore del David di Donatello come miglior cortometraggio. Nel 1999 si è esibito al teatro La Mama di di New York durante lo spettacolo di tip tap Vaudeville 2000, per cui ha composto anche le musiche. Prima di trasferirsi in Inghilterra ha avviato una collaborazione stabile con Ra Di Martino, componendo le musiche e apparendo in tre suoi video (Not 360, Night Walker, August 2008). Nel 2003, Mauro Remiddi e l'artista/musicista Onyee Lo, hanno formato il duo Three Blind Mice, trasformato nel 2005 in Sunny Day Sets Fire. Nel 2008 ha collaborato con Filthy Dukes, cantando sulla traccia Somewhere at Sea, per l'album di debutto Nonsense in The Dark. Il suo primo EP, Gone Blind, è uscito con Acephale nel 2010. L'album di debutto di Porcelain Raft, Strange Weekend, è uscito nel gennaio 2012 con Secret Canadian.

LANIFICIO e RADIO ROCK  presentano
Life on Tuesday
Martedi 5 Novembre 2013
PORCELAIN RAFT in concerto + YOUAREHERE
Biglietto € 6 + d.p
Apertura Botteghino h. 21.00 | Inizio Concerti 21.30
Prevendite www.vivaticket.it
LANIFICIO159 | Via di Pietralata159/A - Roma
info@lanificio.com | tel. 06.41780081


Fonte lanificio.com

- 2012 - 


Porcelain Raft, o della fuga dei cervelli. La più bieca prassi giornalistica imporrebbe di rispolverare i soliti abusati frasari da terza pagina a proposito di questo artista romano, al secolo Mauro Remiddi, traslocato prima a Londra (si ricorda la sua militanza nei deliziosi Sunny Day Sets Fire) e attualmente domiciliato in quel di Williamsburg (New York), nel cuore pulsante del futurismo alternative odierno, dove ha registrato il suo primo album (che giunge dopo una lunga cometa di Ep e singoli vari) per conto di un'etichetta di prima grandezza come la Secretly Canadian. Un curriculum da far impallidire molti, non c'è che dire.

Eppure sarebbe il caso di non farne esclusivamente una questione di nazionalismo strapaesano, anche perché un lavoro come "Strange Weekend" merita molto di più. Il nostro uomo dimostra infatti di aver assorbito con estro prontamente ricettivo le vibrazioni più calde di questa nostra contemporaneità musicale spesso così imprevedibile, ricomponendo le molte vie del suo work in progress in un sound gassoso e luminescente, capace di avvolgersi in morbide spirali di suono rarefatto e di insinuarsi così negli strati più fluttuanti del pensiero.

Si potrebbe partire da "The End Of Silence" (o da "The Way In") per orientarsi nella proposta di Porcelain Raft, individuandone gli elementi salienti: una grazia delicata di voci e melodie in dormiveglia, pulsazioni che forse guardano alla musica house o forse no e, su tutto, la caligine carezzevole di synth che ammorbidiscono i contorni in un tenue luminismo atmosferico, fatto di macchie di colore e corpuscoli sottili.

I pigmenti new age di "Is It Too Deep For You?", la brina scricchiolante di "Drifting In And Out", la luce rugiadosa e densa, quasi lattea, che si rovescia sulle geometrie di "Put Me To Sleep", potrebbero far venire in mente (era già accaduto con la Casa del Mirto) mostri ormai sacri della premiata bottega chillwave del rango di Washed Out, Neon Indian o Memory Tapes, al pari di M83 (per i quali Remiddi aprirà il concerto italiano), Mgmt (sentite "Unless You Speak From Your Heart", hit potenziale) o di certe invenzioni di Daniel Lopatin. Legami e similitudini senza alcun dubbio credibili, ma occorre aggiungere che il canzoniere spremuto da "Strange Weekend" brilla e convince per la sua compiutezza in sé, per la forza di un'ispirazione gagliarda e originale.




"Strange Weekend" si propone così come una sorta di manifesto paradossale: è questo infatti il dream-pop immaginato da corrieri cosmici in pantofole nella solitudine metropolitana dei loro monolocali in subaffitto. È questo il suono abulico e tenerissimo della nostra solitudine disperatamente autosufficiente. In punta di piedi, sussurrato con la voce bassa (per non disturbare gli altri inquilini) e con le persiane abbassate. Che sia giorno o notte poco importa. Le città non dormono mai.

 - 2013 -
Era l’ispirazione la vera forza dell’esordio di Mauro Remiddi (aka Porcelain Raft), per una
esuberante scrittura lirica, che adagiava nelle braccia accoglienti del dream-pop una melanconia in bilico tra melodramma e poesia noir. Il tutto, per un songwriter regalato al mondo della pop music, ma di quella pop music che parla alla gente dei suoi ardori e dei suoi dubbi, una voce familiare in un mondo che corre sempre più veloce e stritola con il suo ritmo urbano i sogni residui. Nel suo secondo progetto i synth fanno spazio a piano e archi, allargando lo spettro di colori e toni: “Permanent Signal” è infatti un album che conferma tutte le emozioni dell’esordio “Strange Weekend”, ma con sfumature oniriche e riverberi umani. Il tono più riflessivo e sognante di questo nuovo capitolo della ricerca sonora di Porcelain Raft  non è un atto remissivo, ma è il frutto di una consapevolezza e di una volontà di esprimersi attraverso un suono meno definito ma emotivamente più presente. 

Le vibrazioni psichedeliche di “Minor Pleasure” sono una piacevole novità, un nuovo viatico che l’artista percorre per raggiungere nuove soluzioni sonore: è quasi un incontro tra le evoluzioni lisergiche degli Spiritualized e l’evoluzione del glam nelle lande berlinesi quello che anima anche “Five Minutes From Now”. C’è del nuovo anche in “Cluster”, dove le chitarre avvolgono una materia grezza e informe, per poi trasformarla in un insieme di accordi sognanti e ipnotici, tutto diventa per un attimo più fisico. 
Emozioni più semplici sono ancora presenti e offrono conforto al suono più cupo e triste che caratterizza “Permanent Signal”: ariose melodie (“Open Letter”) e raffinati momenti introspettivi affidati al piano e a una solitaria tromba (“I Lost Connection”) allentano la tensione che “The Way Out” e  “It Ain't Over” mettono in gioco con distorsioni electro-rock. Archiviando due suggestivi momenti di relax che aprono e chiudono l’album (“Think Of The Ocean” e “Echo”) resta da segnalare un'incursione nel territorio dei Beach House e dei Radiohead, con la romantica e profonda “Night Birds”.


“Permanent Signal” non indugia nelle luminose melodie dell’esordio; il tono più dimesso ha infatti la stessa consistenza degli How To Dress Well e dei Deptford Goth, anche se Mauro Remiddi frequenta maggiormente il pop e la new wave anni 80, sfoggiando un candore che riesce a far luce sotto la coltre di polvere e indifferenza che aleggia in modo sinistro sulle sorti della musica moderna.


Fonte ondarock.it

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