Il mio personale elenco dei dieci libri più importanti che conosca:
Borges Jorge Luis, 'Finzioni'; (1941)
Borges Jorge Luis, 'Finzioni'; (1941)
Bronte Emily, 'Cime tempestose'; (1847)
Camus Albert, 'Lo straniero'; (1942)
Céline Louis-Ferdinand, 'Viaggio al termine della notte'; (1932)
Cortázar Julio, 'Rayuela'; (1963)
Dostoevskij Fedor, 'Delitto e castigo'; (1866)
Joyce James, 'Ulisse'; (1922)
Kafka Franz, 'Il castello'; (1926)
Melville Herman, 'Moby Dick'; (1851)
Tolstoj Leo, 'Anna Karenina'; (1877)
Sono in ordine alfabetico per cognome autore, non per importanza. Includono solo gli ultimi due secoli di letteratura di tre continenti. Non ho volontariamente ripetuto uno stesso autore. La lista è stilata ad oggi, 21 ottobre 13, e ovviamente soffre delle lacune di tutto ciò che non ho potuto ancora leggere e/o conoscere e/o scoprire. Ho dovuto rinunciare a grandissimi libri. Alcune esclusioni sono ponderate, altre no. In quel caso ho semplicemente lasciato scegliere il cuore. Fra le scelte pensate, un titolo scansa quasi sempre -ed involontariamente- un altro simile, o paritetico, o paragonabile. L'idea era quella di sezionare il più possibile i generi e le peculiarità. Ciò non significa siano meno belli, importanti, interessanti, decisivi. Alcuni esempi: Ho preferito Borges a "pasto nudo" di Borroughs, poiché volevo una raccolta di racconti ed un libro rivoluzionario per stile, efficacia e bellezza... e ancora sono indecisa fra i due. Ho preferito Karenina a Madame Bovary, li ritengo affini. Allo stesso modo ho favorito Delitto e Castigo piuttosto che l'Idiota. Via dicendo. Kafka, fra i lavori di uno stesso autore, è stata la scelta più travagliata, stavo per mettere "america", più bello da leggere, poi "il processo", più sociale, alla fine ho scelto il Castello. Inserendo Kafka ho preferito (a malincuore!!) omettere Thomas Mann, con la montagna incantata, o i buddenbrooks, e rimpiango di non poter mettere il Tamburo di latta di Grass. Starebbero di diritto nella lista anche Il rosso e il nero di Stendhal e Il maestro e Margherita di Bulgakov, ma li ho letti troppo tempo fa e forse non fui pronta, al tempo, ad inquadrarli empaticamente con il dovuto senno. Non saprei comunque con chi sostituirli, dieci posti sono davvero troppo pochi. La lista, oltre ad essere totalmente inutile, è in perenne modifica. Potrei ripromettermi di fare questo esercizio tutti gli anni; non verrebbe stravolta (certe sono pietre inamovibili che mai, mai, cambierò) ma sono convinta che di un poco potrebbe mutare. Note singolari, non ci sono italiani. Gli unici secondo me degni di rosicchiare la cima dell'iceberg sono Gadda con la cognizione del dolore, e la Coscienza di Zeno di Svevo. C'è una sola donna, immensa, la Bronte, che solleva il dramma delle quote rosa. Grandi esclusi Goethe (su tutti), Dickens, Hugo, Dumas e Checov; di loro, ho letto troppo poco. A naso manca Proust, ma ancora non ho avuto tempo e coraggio di buttarmi nella ricerca del tempo perduto. Tutta la narrativa americana -che amo- è stata accantonata e, mi si perdonerà, dovrà essere tenuta sulle spalle del capitano Achab. Ergo, niente Fitzgerald, Hemingway, Salinger, Faulkner, Poe, Miller, Stein, James, Twain, Steinbeck, Nabokov (un piede in due scarpe), Heller, Pynchon e Foster Wallace (ancora troppo presto per parlare di questi ultimi tre, credo, seppur graditissimi ed amabili). Infine, generalizzando, ho provato a comparare altri libri straordinari che mi venivano in mente accostandoli ad ogni voce della lista qui completata. Al momento nessuno è riuscito a scalzare i presenti. Questo è quanto.
vF
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