venerdì 4 ottobre 2013

Franco Carlisi a Mestre.

Quando la strada non è segnata. Franco Carlisi a Mestre.

Ingegnere convertito alla fotografia, Franco Carlisi espone al Centro Candiani di Mestre, fino al 6 ottobre, una antologia dei suoi scatti. Rivolti nientemeno che all’umanità.

Di Adriana Scalise

Franco Carlisi. -Ritratto-
La realtà non esiste, se esistesse non sarebbe comprensibile, se fosse comprensibile non sarebbe spiegabile”. 

Comincia col citare Gorgia di LentiniFranco Carlisi (Grotte, 1963), nel presentare il suo lavoro al Candiani di Mestre. Un omaggio alla sua terra, verso la quale nutre un sentimento di riconoscenza e d’amore che trasuda da ogni suo scatto fotografico. Fotografie che l’autore definisce “epifanie”, cioè esternazioni visive che racchiudono tutte insieme e separatamente le stratificazioni esperienziali e visionarie di un ingegnere che divenendo fotografo si è scoperto pure filosofo.
Ma Franco Carlisi si schermisce dietro le auliche “rimembranze” proustiane e preferisce definirsi semplicemente un “interprete” della società, o meglio dell’umanità, che ripropone nelle “istantanee lunghe” – secondo una felice definizione dei suoi mossi – a cui riesce a imprimere la sua personalissima cifra stilistica. La mostra si presenta come un’ampia antologia della produzione artistica che Carlisi ha realizzato nel corso degli anni e raccolto in interessanti volumi fotografici.


Alcune sue opere: 'Umanità'















Fonte artribune.com

Mostra e testi a cura di Giusy Randazzo


orario:
venerdì 15.30 - 19.30
sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 15.30 - 19.30
chiuso dal lunedì al giovedì
aperture straordinarie: mercoledì 11 e giovedì 12 settembre 15.30 - 19.30

sala espositiva secondo piano
ingresso libero

Di' tutta la verità ma dilla obliqua -
il successo sta nell'aggirare
Troppo luminosa per il nostro piacere infermo
la sorpresa superba del vero 
Come il fulmine reso familiare ai bambini
Con spiegazione affettuosa
la verità deve abbagliare gradualmente
o tutti saremmo ciechi - 

(E. Dickinson, Poesia n. 1129)


Umanità

Il viaggio visionario che ci propone Franco Carlisi non tradisce la realtà trasfigurandola, semmai l'attraversa illuminandola, cogliendo l'evento nella sua intima rivelazione. A noi giunge obliquamente, però, protetto dal gioco costante di riflessi, di rimandi, di riverberi che complicano la geometria dell'immagine e rendono la composizione articolata ed eterogenea. È la bellezza ad accompagnarci nella lettura e a farci afferrare l'implicito. Anche soltanto per un momento. Quattro le sezioni di questa mostra, per tre lavori in cui il gesto fotografico ricapitola la migliore tradizione e la supera innovandola nell'approccio, nello stile, nella tecnica e nella ricerca del vero. Carlisi non narra l'angoscia, la morte, il dolore, se non attraverso la gioia di vivere con tutte le contraddizioni che essa contiene, le quali diventano suggestioni, accenti enigmatici, rifrazioni, bagliori, che consentono a ogni osservatore di leggere le immagini a partire sempre dal proprio vissuto. Ci si sente a casa guardando queste fotografie. È la nostra personale memoria a riconoscerle. Sono lì i nostri sentimenti, le nostre debolezze, la nostra allegria, la nostra tristezza, la nostra caducità, la nostra resistenza, persino l'ultima, come recita la didascalia di una foto. Le linee morbide del fuori fuoco o la narrazione fantasmatica dell'open flash o la discrezione del mosso restituiscono la possibilità di una lettura sempre diversa, sempre nuova, sempre personale, pur conservando un accento universale che parla del mondo, delle sue emozioni e poi delle fragilità, della melanconia, della serietà, della leggerezza di certa umanità semplice che sa abitare la terra.
La ricerca costante delle sfumature di grigio, i contorni indefiniti, la luminosità del buio rivelano un'artisticità che, per quanto non voluta e non pensata, ha mosso la mano, ha diretto lo sguardo, ha colto l'imprevisto. Ma anche nei colori, l'implicito, il connotativo rimane un segno forte, anche se non totalizzante; è intimamente legato al livello indiziale, non vuole funzionare latentemente in modo manipolatorio, piuttosto dare all'osservatore la possibilità di una decodifica franca, soggettiva ma organica e profonda. Qui è la bellezza a dirigere lo sguardo, semmai, a suggerire la via della riflessione. Scuote, genera il dubbio, rende consapevoli delle proprie credenze, ci coglie sorpresi e persino impreparati. Una bellezza indubitabilmente etica, perché è del nostro ethos che narra, qualunque cosa esso sia: carattere, comportamento, temperamento, costume, abitudine, gestualità. Di noi umani, come noi siamo, come noi non possiamo che essere, come noi non possiamo che essere necessariamente quando nasciamo e cresciamo in un contesto preciso. Così nel Valzer di un giorno (IV sala) culture, tradizioni, usanze, memorie, consuetudini si fondono in una spirale emotiva che -attraverso le singole azioni, i più piccoli turbamenti, l'orgoglio di un momento sognato, la fatica incisa nel corpo antico, la fedeltà alla terra amata, il rispetto ai sacri penati- percorre la storia di un popolo. Con Iavaivoi (II sala) il figurativo spesso abdica del tutto, ma ancora una volta Carlisi non tradisce la realtà e non rompe il patto di lealtà con l'osservatore, piuttosto offre una visione potente che scava nell'evento, magnificando i gesti e i paesaggi, donando a essi l'aura dell'opera d'arte. Eppure è la carne qui che parla sopra ogni cosa, che racconta di Davide e Claudia, del loro felice legame e attraverso esso descrive la gioia della povertà, quando non è miseria, quando si fa amore per le piccole cose e trasfigura in bellezza persino ciò che bello non è. Non soltanto osserviamo le fotografie, ma riusciamo anche ad ascoltarle, perché un ritmo intride le immagini, unisce la narrazione e restituisce l'intensità dell'amore dei due giovani. E poi il terzo lavoro, Umanità, da cui il titolo della mostra (I sala). La caravaggesca capacità di costruire la luce con i toni di nero è evidente. Le suggestioni che offrono le immagini non lasciano scampo a chi vorrebbe destinare soltanto uno sguardo alla visione, poiché costringono ogni osservatore alla contemplazione delle faccende umane e a una riflessione su di esse. L'umanità qui ci guarda, ci racconta di noi quel che di noi stessi non sappiamo, della potenza del nostro sorriso, della nostra capacità di volare quando siamo felici, della nostra tenerezza verso la fragilità dell'infanzia e della vecchiaia, della sensualità e dell'allegria della nostra nudità, della profondità arricchente dei nostri sguardi. Di nuovo noi. Noi e la nostra vita. Noi e la nostra storia. Noi e la nostra memoria. Noi protagonisti, noi decifranti, noi fotografi della nostra vicenda esistenziale. Per tal motivo, nella III sala -Lumina-, al visitatore è offerta una torcia: per sviluppare da solo le fotografie, per incontrare lo stesso istante -gravido di bellezza, imprevisto eppure atteso- che ha incontrato Carlisi e per percepire l'emozione di lui quando, nel battito d'ali di un colibrì, ha deciso di cristallizzarlo in queste immagini. E farcene dono. Un'esperienza intensa che restituisce all'osservatore l'importanza della sua fruizione, per se stesso e per tutti i significati che attraverso lui giungeranno al mondo.

Giusy Randazzo

Bio.

Franco Carlisi è nato nel 1963 a Grotte (AG). Laureato in Ingegneria Elettrica a Palermo, ha cominciato a dedicarsi alla fotografia nel 1994. In questi anni ha svolto la sua attività fotografica prevalentemente nei paesi del bacino del Mediterraneo e nella sua isola, alternando la necessità della testimonianza all'uso diaristico e introspettivo del mezzo fotografico. È interessato alla definizione di nuovi spazi estetici e concettuali evocati tramite la contaminazione dei linguaggi. La continua propensione alla sperimentazione ha condotto la sua ricerca verso approdi innovativi ed espressionistici. Dal 2006 dirige la Rivista di immagini e cultura fotografica Gente di Fotografia. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive. I suoi lavori sono stati esposti in Inghilterra, Francia, Austria, Germania, Russia e Marocco. 

Principali mostre personali
Museo d'Arte Contemporanea di Samara (Confederazione russa), 2013; R-Evolution, Barletta. Rassegna FIOF 2012; Reloveution, Foiano Fotografia. XIV Rassegna Internazionale di Fotografia, 2012; Centro per l'Arte Contemporanea Dialog di Novgorod (Russia), 2012; Primo Biennale Internazionale d'Arte di Casablanca, 2012; Festival Rovereto Immagini, 2012; Festival Corigliano Calabro Fotografia, 2012; Padiglione Italia della 54° Esposizione internazionale d'Arte La Biennale di Venezia, 2011; Festival Una penisola di luce, Sestri Levante 2011; Premio Marco Bastianelli, miglior libro fotografico 2011; Festival Europeo, Varese 2010;  Fotofestival, Fabriano 2010; Fabbriche Chiaramontane, Agrigento 2010; Festival Rovereto Immagini, 2009; Manege Museum, S. Pietroburgo (Russia) 2009; Rassegna Approssimazioni, Villanova Monteleone (SS) 2008; Marghera Fotografia, 2008. Officine Fotografiche, Roma 2007; Festival Internazionale di Roma, 2007; Voci del Sud, 2006. Kontakthof, Catania 2006; Progetto Fotografia Sicilia, Accademia Abadir 2006; Fondazione Leonardo Sciascia, 2006; Roma Rock & Frigo, 2005; Milano al Cubo, 2005; Festival Internazionale della Fotografia di Roma, 2004; Festival Internazionale del Teatro delle Ombre di Poggibonsi, 2004; Fotoforum, Innsbruck (Austria) 2004; Palazzo Medici Riccardi, Firenze 2004; Talent Photo Europe, FNAC Montparnasse, Parigi 2003; Festival des Rencontres d'Arles, Francia 2003; Galleria Arbeiterfotografie, Colonia (Germania) 2002; 16° Internazionale Photoszene, 2002;Venezia Immagine, 2002; Crescendo, Palazzo Massimo, Roma 2002; S.I.C.O.F., Milano 2001; Alberobello Fotografia, 2000; Galleria Arti Visive, Bari 2000; Galerie des Arcs, Cortona 2000; Che vuol dire per sempre? Università di Cambridge (GB) 1999. 

Principali pubblicazioni.

'Il valzer di un giorno', Polyorama, Modena 2010.
'Riti di passaggio', Manege Museum di Pietroburgo (RU), 2009.
'Paesaggio in attesa', Lussografica, Caltanissetta 2009.
'Iavaivoi', Gente di Fotografia, Palermo 2005.
'Dispersione', Amici della Pittura Siciliana dell'Ottocento, Agrigento 2005.
'Crescendo', Cameraoscura, Roma 2001.
'Altari di Sassi', Gente di Fotografia, Palermo 2001.
'Leonardo Sciascia e la dimensione della memoria', Modia, Caltanissetta 2000.
'Il tumulto del cuore nella luce smarrita', Centro Culturale "Pier Paolo Pasolini", (AG) 1999.
'Che vuol dire per sempre', Artstudio, Agrigento 1998.
'Itinerari fotografici nella Valle dei Templi', Pra, Agrigento 1997.
'Rahal', Modia, Caltanissetta 1997.

Fonte  centroculturalecandiani.it

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