mercoledì 11 settembre 2013

Norberto Sagaria, in mostra il talento del pittore teramano.

Norberto Sagaria, 'Il mercato di sabato'

Il 21 novembre 1911, in preda a una profonda depressione, il giovane Norberto Sagaria si toglie la vita a soli 25 anni. A più di un secolo dalla scomparsa del pittore teramano, il Comune, in collaborazione con l'associazione culturale Teramo Nostra, organizza una mostra per ricordarlo. Oggi (ore 19), sarà quindi inaugurata presso la Pinacoteca Civica di Teramo (Viale Bovio 1) l'esposizione del talentuoso artista locale dal titolo "Norberto Sagaria – La Sperimentazione della luce fra tradizione e innovazione". La personale, che resterà allestita fino al 4 ottobre, rappresenta inoltre il primo appuntamento, fuori programma, della 18esima edizione del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica Gianni Di Venanzo, che si terrà a Teramo dal 14 al 26 ottobre.

Norberto Sagaria, autore del notissimo "Mercato di sabato" (nella foto), custodito nella sede della Curia Vescovile di Teramo, nasce a Teramo il 6 giugno del 1886. Appassionato di pittura fin dalla più tenera età, diventa allievo di Gennaro Della Monica. Nel corso della sua breve attività dipinge soprattutto paesaggi teramani e si concentra sugli usi e costumi della città, con un'attenzione ai riti religiosi che si svolgono attorno al duomo, da lui ritratto tante volte. Il giovane pittore riflette nella sua pittura il linguaggio dell'innovazione che viene sperimentato nei centri culturali metropolitani. Nel 1910, assunto come disegnatore presso l'Ufficio Regio del Genio Civile è costretto a lasciare Teramo perché viene assegnato alla sede di Carpineto della Nora. Morirà un anno dopo.


Fonte teramonews.com

'Il mondo è l'opera.'

l grande dipinto -Il mercato di sabato- (cm. 98 x 148), realizzato ad olio su tela dal pittore teramano Norberto Sagaria, rappresenta una veduta del mercato che si svolgeva a Teramo nella piazza tra il Palazzo comunale e il Duomo (l'odierna piazza Orsini). L'imponente scorcio del duomo è vivacizzato in primo piano dalle variopinte bancarelle e dalle popolane. L'opera è conservata presso la Curia Vescovile di Teramo. 
piazza Orsini (Teramo)
L'attuale piazza Orsini ha spesso cambiato nome nel corso degli anni: inizialmente era conosciuta come piazza del Mercato in seguito al costume cittadino che voleva questa piazza come uno dei luoghi principali per la compravendita di merci; successivamente divenne piazza del Municipio per la presenza di uno degli edifici principali della piazza, il municipio appunto che, nonostante le varie trasformazioni, ha mantenuto la sua originaria ubicazione; sul finire dell'800 divenne piazza Vittorio Emanuele e, per un breve periodo precedente agli anni '30, è stata chiamata piazza Roma e, prima degli anni '40, piazza Cavour. La piazza era il nodo nevralgico che teneva unite le due parti del centro cittadino: quella che si
Porta Madonna (Teramo)
estendeva da Porta Reale (l'odierna Porta Madonna) a Corso Trivio (l'attuale corso Cerulli) e quella che da piazza Vittorio Emanuele (l'attuale piazza Martiri) conduceva al "Due di coppe", la porta di corso San Giorgio, e a piazza Garibaldi. All'inizio del XIX secolo il livello della piazza fu rialzato per far risaltare gli archi del porticato del vescovado. A sinistra della piazza spicca la facciata principale della cattedrale, dedicata a S. Berardo, con la sua mole imponente e col suo alto campanile. Oltre ad essere tra le opere religiose ed architettoniche più importanti d'Abruzzo, essa costituì il centro della vita religiosa di Teramo, nonchè il simbolo della città. Fu edificata dal Vescovo Guido II che, dopo la distruzione di Teramo nel 1155-56, iniziò la costruzione della nuova Cattedrale, ultimata poi nel 1176 e intitolata alla Vergine Madre. Il suo aspetto esterno nel corso dei secoli ha subito molte modifiche e rimaneggiamenti. Nella prima metà del secolo XIV il Vescovo Niccolò degli Arcioni ampliò la cattedrale allungandola nella parte settentrionale (chiesa superiore), che si trova ad un livello più alto della costruzione di Guido (chiesa inferiore), e dotò la Cattedrale di un elegante portale realizzato nel 1332 dal lapicida Deodato Romano della scuola cosmatesca. La chiesa fu riaperta al culto e riconsacrata il 29 settembre 1933 da Mons. Micozzi che la intitolò a S. Maria Assunta. La Cattedrale si presenta quindi con due stili: il romanico nella parte più antica e il gotico nella parte più recente. Essa vanta anche la presenza di due facciate: la principale si affaccia su Piazza Orsini e vi si distinguono due parti: la parte inferiore, rivestita da conci in pietra, appartiene alla prima fase di costruzione della chiesa, quella voluta dal vescovo Giulio II, e quindi databile intorno alla metà del XII secolo; la parte superiore, al di sopra della cornice orizzontale, risale al periodo dell'ampliamento e perciò databile tra il 1332 e il 1335. 

In questa parte si possono ammirare le trasformazioni volute dal Vescovo degli Arcioni, che apportò sostanziali cambiamenti tamponando la parte alta del Duomo e creando un coronamento orizzontale sormontato da una merlatura che, insieme alla terminazione merlata del tiburio di rivestimento della cupola, conferisce al Duomo l'aspetto di un edificio fortificato. Anche se insolito per una chiesa, esso doveva sottolineare la dignità di principe spettante al vescovo della città e il duplice carattere, spirituale e temporale, del suo potere. Su questa facciata, nella parte centrale, si apre il portale d'ingresso di Deodato Romano, con decorazioni che rappresentano uno degli esempi più significativi dell'arte dei cosmati. Vera e propria opera d'arte, con archivolto a tutto sesto impreziosito da una decorazione musiva in oro, il portale è sormontato da un alto timpano trionfale gotico, fiancheggiato da due piccole edicole racchiudenti le statue del Battista e di S. Berardo; al centro un magnifico rosone sormontato da una terza edicola col Redentore benedicente (opere di artisti locali). Nell'architrave oltre alla data di realizzazione compaiono tre stemmi: al centro quello del vescovo Niccolò degli Arcioni, a sinistra quello di Teramo e a destra quello di Atri. Ai lati del portale sei sottili colonne in pietra, tra cui quattro tortili e due lisce, le più esterne, sostenute da due magnifici leoni accovacciati. Alla loro sommità stanno le statue dell'Arcangelo Gabriele e dell'Annunziata realizzate da Nicola da Guardiagrele. 
Porta d'uomo. 'Annunciazione', Venanzo Crocetti. (Te)
La massiccia porta lignea è una riproduzione del 1911 dello scultore Cavacchioli su modello di quella originale del '500 andata distrutta. La seconda facciata, quella su Piazza Martiri della Libertà, è più semplice e lineare, costituita da una finestra con vetro istoriato, un'altra finestra in alto e altre due laterali in basso.La sua totale semplicità è giustificata dal fatto di essere stata per molti secoli nascosta dalla cinta delle case dei Canonici addossate ai muri della cattedrale. Sopra la scalinata si trova una falsa porta, mai aperta e usata solo per abbellire la facciata, che segnava il passaggio tra la casa dei canonici e la chiesa. Recentemente essa è stata arricchita da un'Annunciazione in bronzo dello scultore teramano Venanzo Crocetti.

Fonte regione.abruzzo.it

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