L'album della settimana:
dal Dizionario del Pop-Rock di Gentile e Tonti
Un album fulminante che sembra uscito ieri. Uno degli album fondamentali del decennio, affinché manteniate alta l’energia accumulata nelle ferie…
Il nostro modo di dirvi:
bentornati e bentrovati.
Chemical Brothers | Surrender (1999)
30/08/2013
Tom Rowlands (1971) e Ed Simons (1970), da Manchester, sono il duo elettronico che segna indelebilmente gli anni 90, autori insieme a Fatboy Slim e Prodigy di una musica ballabile in grado di scalare le classifiche e riempire gli stadi. Usando il cervello. A tratti travolgenti e capaci di resistere nel tempo, all’usura e al passare delle mode.
Surrender
Freestyle Dust, 1999 – ★★★★★
Questa volta i fratellini ci regalano un vero capolavoro: proprio prima del 2000 ecco il massimo livello di creatività frullata in un disco. Si parte come al solito alla grande con Music: Response e pare di sentire i padri del genere elettronico, i Kraftwerk, con i loro suoni minimali e ghiacciati che si danno alla Techno. Con Under The Influence la pressione sale e si entra in pieno rave; giusto quello che ci vuole per andare Out Of Control. Per non parlare del videoclip capolavoro che accompagna la fulminante Hey Boy Hey Girl tra scheletri che ballano e la nuova, impressionante Techno-Psichedelia di un brano come Let Forever Be. Zona Chill-out con The Sunshine Underground e inaspettata, decadente malinconia con la meravigliosa Hope Sandoval dei Mazzy Star che canta in Asleep For A Day. Uno degli album fondamentali del decennio.
Canzone: Hey Boy Hey Girl
''Hey girls
Hey boys
Superstar djs
Here we go''
Fonte: dizionari.zanichellipro.it
La cultura rave formato classifica
di Delli Paoli, Braida, Guidetti
Hanno esportato la musica dancedai club fino alle classifiche di tutto il mondo, diventando il simbolo del big beat e un vero monumento degli anni 90 e della musica elettronica contemporanea. Tra singoli killer, mini-rave in formato Lp e magliette intrise di sudore, la storia dei Fratelli Chimici.
In principio era la polvere
I destini di Ed Simons e Tom Rowlands si incrociano nelle aule della facoltà di storia dell’Università di Manchester. Siamo verso la fine degli anni Ottanta e i due ragazzi provenienti dalla periferia di Londra, forti di una smodata curiosità per la musica tutta, decidono di mescolare subito le proprie passioni, innamorati folli come sono del groove, nell’accezione più stretta del termine, dell’hip-hop transoceanico, del 2 tone ska, dell’elettronica teutonica e finanche di certo shoegaze. Insomma, due pivelli con il senso del gusto attratti non poco dal ritmo e da ogni sua possibile trasfigurazione.
E così, dopo tutta una serie di esercitazioni, smanettamenti d'ogni sorta e perfezionamenti stilistici, i futuri chimici esordiscono nei locali più cool di Londra nei primi anni Novanta, dove imperversa la drum'n'bass, la cyber-techno e altri surrogati dell’elettronica da intrattenimento. I pionieri del big beat iniziano a sperimentare gradualmente la loro formula, remixando praticamente di tutto, da Eric B. & Rakim ai My Bloody Valantine. Corrono gli anni del Madchester sound, e di lì a poco Simons e Rowlands saranno chiamati anche al di là dell’Atlantico, di spalla a mostri sacri come Orbital e Underworld, facendosi semplicemente chiamare Dust Brothers. Sono proprio quei primi dj set nei festival elettronici di mezzo mondo ad attirare prepotentemente l’attenzione degli addetti ai lavori. La miscela di techno, punk, acid house, elettro-rock e inserti etnici proposta dai due, desta interesse, e la fama dei fratelli Dust cresce nel giro di pochissimi mesi.
1995
1995
E’ il 1995, e Tome e Ed devono improvvisamente accantonare l’idea di chiamarsi Dust Brothers, dato che l’omonimia con il duo originale era stata oggetto fin dal principio di pesanti lamentele e minacce legali. Nello stesso periodo, il mondo intero entra finalmente in contatto con quella che sarà una delle formule elettroniche più entusiasmanti e influenti degli anni Novanta, ma non solo.
E’ l’anno di Exit Planet Dust, disco d’esordio dei chimici, pubblicato per la Freestyle Dust/Junior Boy's Own. Un esordio che irrompe subito in nona posizione nella classifiche inglesi, e vede la collaborazione di talenti del calibro di Beth Orton, semplicemente perfetta nell’interpretare le pachidermiche pulsazioni di "Alive Alone", traccia posta saggiamente in chiusura dell’album e calibrata in piena sintonia bristoliana.
Ma la fuga dal pianeta Dust e dal Madchester degli anni universitari prende forma nel cyber-groove dell’introduttiva “Leave Home”, risaltata dal basso sporchissimo di John Jennings, in supporto al beat, divenuto poi nel tempo simbolo incontrastato del marchio Chemical. Il disco è un’onda anomala di grovigli hip-hop privati di ph (“In Dust We Trust“), anfetaminiche digressioni in rave appeal, spesso munite di sfiancanti stop&go, tanto esoteriche, quanto figlie di certa industrial-punk-dance, all’epoca decisamente in voga nei sobborghi londinesi (“Three Little Birdies Down Beats”, “Song To The Siren” e “Fuck Up Beats”). Una dichiarazione di intenti, quella dei chimici, capace di scuotere e invadere le piste del vecchio continente.
L'incessante sirena androide di “Chemical Beats” e la suadente trasfigurazione chilly di “Chico’s Groove”, piazzate così, nel bel mezzo della faccenda, riassumono appieno l‘idea del “suono” parcheggiata per anni nella mente di Ed Simons. Tim Burgees (The Charlatans) presta le proprie corde vocali nel singolo di sfondamento “Life Is Sweet”, ed è subito disco d’oro.
E’ il preludio al successo interplanetario degli anni seguenti.
1997
Nel 1997 esce Dig Your Own Hole, il secondo lavoro del duo inglese. Siamo nell'occhio del ciclone della rivoluzione elettronica, del big beat e della cultura rave anni 90. La copertina nero pece con un profilo di ragazza è una delle più celebri nella storia della dance music, l'equivalente di una "Abbey Road" o di una "Sticky Fingers". Solo che qua siamo in territori acidi, violenti e danzerecci.
Nel 1997 esce Dig Your Own Hole, il secondo lavoro del duo inglese. Siamo nell'occhio del ciclone della rivoluzione elettronica, del big beat e della cultura rave anni 90. La copertina nero pece con un profilo di ragazza è una delle più celebri nella storia della dance music, l'equivalente di una "Abbey Road" o di una "Sticky Fingers". Solo che qua siamo in territori acidi, violenti e danzerecci.
Il riff di chitarra che introduce "Block Rockin' Beats", tutt'ora pezzo-manifesto dei Chemical Brothers, fa salire i battiti a mille prima della cavalcata ruvida e energica che marchia a fuoco il pezzo. La title track accelera addirittura il passo, con un breakbeat suburbano, notturno e claustrofobico molto vicino ai Prodigy ("The Fat Of The Land" usciva proprio quell'anno). "Elektrobank" non è da meno e spinge a mille: ballare questi pezzi è come immergersi in un mantra antico come il mondo, in una trance acida che trascina verso il basso. Come scavarsi la propria fossa.
"Piku" e "Setting Sun" fanno tirare il fiato, immergendo la mente in viaggi lontani ed esotici, una sorta di avventura lisergica nei bassifondi di Londra, tra masala e kebab. "Setting Sun", tra l'altro, inaugura una collaborazione di grande successo con Noel Gallagher, che riflette perfettamente la considerazione che il duo chimico aveva nel giro musicale inglese del periodo.
Il resto del disco preme di nuovo sull'acceleratore e tra intense degressioni techno ("Don't Stop The Rock"), brevi scorci psichedelici ("Lost In The K-Hole" e "Where Do I Begin" con la splendida voce di Beth Orton), si arriva alla lunga cavalcata finale: "Private Psychedelic Reel", una sorta di suite ethno-breakbeat di quasi dieci minuti.
Dig Your Own Hole è il disco che ha reso i Chemical Brothers una vera e propria istituzione nell'ambito della musica dance anni 90: come un treno perennemente in corsa, che taglia in due una ideale metropoli sotteranea post-moderna, tra reminescenze etniche e momenti di pura psichedelia moderna.
Un'anfetaminica resa
1999
Siamo nel bel mezzo del 1999. Il nuovo millennio è alle porte. I fratelli chimici ormai sono delle vere e proprie star internazionali, richiestissime a ogni angolo del pianeta Terra. Le classifiche non aspettano altro che il terzo disco della premiata ditta Simons-Rowlands, e negli Orinoco Studios si alternano un po’ tutti: da Noel Gallagher, co-scrittore di “Let Forever Be”, fino ad arrivare a Bernard Sumner dei New Order e Bobby Gillespie dei Primal Scream: il primo in supporto vocale nel singolo di maggior successo del duo, “Out Of Control”, e il secondo in cabina di regia; passando per Jonathan Donahue (Mercury Rev), piano, voce e chitarra in “Dream On”, e la celebre musa dei Mazzy Star, Hope Sandoval, semplicemente commovente in “Asleep From Day”.
Con queste premesse, Surrender non poteva non essere l’apice della carriera dei Chemical Brothers, non solo per le preziosissime collaborazioni attuate, spesso pretese esplicitamente dagli stessi ospiti (vedi Gallagher), entusiasmati dalla creatura dei due produttori inglesi, ma soprattutto per l’ineccepibile qualità e carica dei singoli momenti, mai così eterogenei nella conformazione melodica, ritmica e sonora.
Surrender mescola praticamente di tutto. “Hey Boy, Hey Girl” è mera taurina dancey, cafona all’occorrenza, e ha la potenzialità di stendere anche il più cocciuto dei toreri discotecari. “Orange Wedge” è broken-beat sintetizzato con inserti analogici schizzati, sparsi a casaccio tra una cadenza smorzata e l’altra. In netta contrapposizione, troviamo “Under The Influence” e “Dream On”. La prima è un attacco improvviso di nevrosi techno, e segue a pennello l’intro robotico di “Music: Response” (scritta niente popò di meno che da Missy Elliott). La seconda, invece, chiude i battenti inscenando un vero e proprio crescendo pop, favolistico e fluttuante in ogni sua melodica diramazione.
2002
2002
Il successo di Surrender è talmente importante che le aspettative per il nuovo lavoro sono altissime. Nel 2002 esce il quarto disco in studio del duo inglese: Come With Us.
E' un ideale viaggio "sintetico" tra le rotte della musica più cool dell'ultimo decennio, un crossover di techno e funk, psichedelia e acid house, danceraffinata e battito tribale (come nell'ancestrale "It Began In Afrika"). Rispetto al disco precedente, è più accentuata la componente dance-house, come conferma la title track d'apertura: un miscuglio di groove e breakbeat che riecheggia in qualche modo quella "Block Rockin' Beats" che li lanciò alla ribalta mondiale. "Denmark" è una esercitazione di stile in chiave disco-music. "Star Guitar" cela, dietro l'apparente freddezza, una trama ritmica assai elaborata. "My Elastic Eye" combina loop dal sapore cinematografico e percussioni ossessive.
Ma, in quest'oceano d'elettronica purissima, affiorano anche le chitarre - come in "The State We're In", una ballata psichedelica arricchita dalla voce di Beth Orton - e perfino le percussioni brasiliane, come in "Pioneer Skies" (che inizia con una bizzarra rievocazione del rock progressive fine anni Sessanta).
In conclusione, Tom Rowlands e Ed Simons proseguono la loro trasformazione da dj a compositori d'elettronica underground, mantenendosi nell'invidiabile posizione di essere allo stesso tempo band di successo mondiale e fenomeno di culto per gli adepti della sperimentazione elettronica.
Nonostante ciò, Come With Us non viene accolto con entusiasmo dalla critica, che si aspettava un disco sulla scia di Surrender.
2005
Dopo la parziale delusione di Come With Us, sia il pubblico che gli esperti del settore nutrono molte speranze riguardo il nuovo lavoro, la cui uscita è annunciata per gennaio 2005. Push The Button, però, non aggiunge nulla alla biografia dei due alchimisti, anzi rimane molto lontano dai loro lavori migliori, parecchio al di sotto di Exit Planet Dust. Il duo cerca di mantenersi vivo e al passo coi tempi; riesce nell'impresa, ad esempio, in "Galvanize", che costituisce la prima traccia e il primo singolo dell'album: Simons e Rowlands si confermano insuperabili spugne in grado di assorbire i principali fenomeni musicali "modaioli" del pianeta, accoppiando il gettonatissimo hip-hop con i sapori etnici di un sample da odalisca, e in tempi in cui si sognano viaggi verso i confini del mondo, ognuno di noi ritrova un pezzo di se stesso e dei propri percorsi in costruzioni del genere; il rapping è prestato da Q-Tip degli A Tribe Called Quest. Momenti hip-hop ritornano più avanti anche in "Left Right", dove già dal titolo possiamo prevedere come anche i "fratellini chimici" abbiano intenzioni seriose e intendano dire la loro anche in campo politico. Eppure, scorrendo le tracce di Push The Button si ha la costante sensazione di deja vu e la certezza che fra cinque anni nessuno vi consiglierà questo fra i migliori dischi dei Chemical.
Dopo la parziale delusione di Come With Us, sia il pubblico che gli esperti del settore nutrono molte speranze riguardo il nuovo lavoro, la cui uscita è annunciata per gennaio 2005. Push The Button, però, non aggiunge nulla alla biografia dei due alchimisti, anzi rimane molto lontano dai loro lavori migliori, parecchio al di sotto di Exit Planet Dust. Il duo cerca di mantenersi vivo e al passo coi tempi; riesce nell'impresa, ad esempio, in "Galvanize", che costituisce la prima traccia e il primo singolo dell'album: Simons e Rowlands si confermano insuperabili spugne in grado di assorbire i principali fenomeni musicali "modaioli" del pianeta, accoppiando il gettonatissimo hip-hop con i sapori etnici di un sample da odalisca, e in tempi in cui si sognano viaggi verso i confini del mondo, ognuno di noi ritrova un pezzo di se stesso e dei propri percorsi in costruzioni del genere; il rapping è prestato da Q-Tip degli A Tribe Called Quest. Momenti hip-hop ritornano più avanti anche in "Left Right", dove già dal titolo possiamo prevedere come anche i "fratellini chimici" abbiano intenzioni seriose e intendano dire la loro anche in campo politico. Eppure, scorrendo le tracce di Push The Button si ha la costante sensazione di deja vu e la certezza che fra cinque anni nessuno vi consiglierà questo fra i migliori dischi dei Chemical.
Altro handicap è che sovente manca la fluidità: molte canzoni vengono esasperatamente prolungate il più possibile, come se superare i cinque minuti debba essere un must; ma allora il remix (di cui il duo è campione riconosciuto) a cosa serve? Non mancano le solite collaborazioni illustri: non c'è stavolta Noel Gallagher, ma incontriamo i Mercury Rev in "Close Your Eyes" che, in tutta sincerità, sfiora il tedio, e Tim Burgees dei Charlatans in "The Boxer" e l'unione fra le due forze produce un risultato meno interessante dei due addendi presi singolarmente.
Tanti punti di domanda, ma anche qualche raro momento piacevole, come l'ulteriore momento simil-etnico di "Hold Tight London", con belle percussioni tribal-house e l'intervento vocale di Anna Lynne Williams dei Trespassers William. In "Believe" molti scopriranno la voce di Kele Okereke dei Bloc Party. Altra impennata, ma siamo quasi a fine disco, in "Marvo Ging", col simpatico sample di una slide guitar; ma purtroppo anche qui l'idea viene stiracchiata un po' troppo per le lunghe, prendendosi nello sviluppo della traccia. "Surface To Air", infine, è la loro tipica cavalcata electro con beat sostenuti alternati a pause atmosferiche, e tutto l'insegnamento trasmesso dai New Order.
Push The Button è un disco che va sparato al massimo, un disco pensato per il dancefloor, e in quest'ottica va ascoltato, digerito e giudicato.
2007
Nel 2007 è il momento di We Are The Night; nonostante i Chemical Brothers siano molto attivi dal punto di vista live e continuino a incendiare molti dj-set in giro per il globo, sulla dimensione disco non riescono a tornare ai fasti del passato. O meglio: ci provano, uscendo con un triste revival autocelebrativo. Il grave problema, all'infuori della mancanza effettiva di nuove idee, è che l'unica idea rimasta sola come la particella di sodio della nota pubblicità è racchiusa in un arco di tempo che va dal 1990 al 1999, perché ogni canzone a eccezione del singolo "Do It Again", che viene surclassato dai due remix contenuti nell'Ep, sembra essere stata concepita e suonata almeno otto anni fa. Ci può essere stile nel fare del revival, anche nel ripetere farsescamente sé stessi, ma così no, così è esporsi al pubblico ludibrio incondizionatamente. Perché si può anche silenziosamente ammettere di essersi ubriacati abbastanza senza continuare a molestare l'utenza del locale, e purtroppo l'impressione che se ne ricava è proprio quella di un'insistenza fuori dal dovuto, una sorta di inerzia inarrestabile. Un non saper fare altro.
Per dovere di cronaca, "A Modern Midnight Conversation" è l'unica altra canzone che tenta di salvarsi, riscoprendo i fasti di certi suoni à-la Dig Your Own Hole, ma fuori tempo massimo perché non si riesce più a rappresentare un bel niente: né foto di una scena nascente, né di un pubblico sempre più vasto che si avvicina al mondo della cultura club\rave. Il problema dei fratelli chimici è proprio il distacco da tutto ciò che accade attorno, nonostante le presunte collaborazioni lussuose, rinchiusi nel proprio studiolo accampato sui fasti, ingrigiti ormai, del passato. Se We Are The Night riflettesse la realtà, sarebbe un messaggio inquietante, perché in questa notte non si vedrebbe nulla, si navigherebbe a vista in un disco osceno.
2010
Quando i due sembrano ormai indirizzati verso una carriera passiva e in preda all'inerzia dei primi, grandi lavori, ecco che arriva il colpo di coda del vecchio animale troppo orgoglioso per dichiararsi vinto. Further (2010), il ritorno del duo inglese, sfrutta la retorica del big beat per trasformarsi, portandola a un livello diverso, da un lato più attuale e dall'altro più maturo.
Che i nostri ci tengano a dimostrare di non essere ormai dei tardoni si nota fin da subito: "Snow"-"Escape Velocity" è un uno-due di alta classe che prima addolcisce e poi stordisce, con un crescendo di synthche esplode in un beat quadrato e tremendamente efficace. E i colpi sotto la cintura non mancano, come "Horse Power", pura potenza harsh-techno d'annata. Tra electro-pop sofisticato e nebuloso ("Dissolve") e melodie killer su tappeti solidi fatti di beat e sudore (il tris finale con "Swoon" protagonista indiscusso), i Chemical Brothers riprendono con vigore e mestiere in mano la propria carriera, segnando un importante giro di boa a livello stilistico e compositivo.
Le Electronic Battle Weapon
Electronic Battle Weapon, imparato l'inglese sciolto il mistero: armi per la battaglia elettronica. Parallelamente ai singoli e agli album, i due alfieri mondiali del suono rave rilasciano dj tools devastanti pubblicati esclusivamente su gomma.
Dalla prima sciabolata con "It Doesn't Matter" sul lato A e "Don't Stop The Rock" come b-side, le Electronic Battle Weapon sono diventate un culto per chiunque volesse suonare la merce più aggressiva dei Chemical Brothers. Si tratta infatti di versioni estese o semplicemente più rudi di ciò che spesso finirà nel disco a seguire.
Prendete la numero tre: "Under The Influence", su Surrender la conosciamo in una forma arrangiata e pettinata ma provate il calcio nei denti pubblicato nel 1998 per la Freetyle Dust o se preferite suonate ai vostri amici mi-piacciono-i-chemicals-ma-conosco-solo-HeyBoyHeyBirl la EBW numero sei: lasciate che "Hoops" diventi un take acido supersonico e faccia diventare biondi i mori e glabri i baffuti.
Ma Simons e Rowlands raggiungono nel 2004 l'estasi suprema pubblicando il numero sette della collezione: Chemical Brothers call ravers. Stomp in quattro schiacciato al suolo, arpeggio rapido e secco, analogicità sparsa e sample vocale che recita "where are all my children now?", se prima ogni arma veniva pubblicata e conseguentemente rinominata per apparire su disco questa volta la catena si spezza, "Electronic Battle Weapon 7" era e così rimane, per gli amici sarà conosciuta come "Acid Children" e mai nome potrebbe essere più adeguato.
Otto, nove e dieci: "Saturate" su We Are The Night, b-side del singolo "The Salmon Dance", e per completare la decina, l'ultima in ordine cronologico che chiude un ciclo di armi non solo per la battaglia ma per la distruzione elettronica regalando, anche a chi nel 2010 conosce solo mp3 e file sharing, il catalogo completo delle Ebw su cd a completamento dell'antologia Brotherhood.
Quindi ora arrivate in fondo alla lettura, alzate il culo dalla sedia e impegnatevi nel gesto antico di raggiungere un negozio di dischi, chiedete al commesso antipatico una qualsiasi di queste pubblicazioni pirata. E poi pentitevi.
Contributi di Claudio Fabretti ("Come With Us") e Claudio Lancia ("Push The Button")
Fonte: www.ondarock.it
Curiosità.
The Chemical Brothers
è un duo inglese di musica elettronica, composto da Tom Rowlands e Ed Simons. Sono tra gli artisti più apprezzati nell'ambito dell'electronic dance music.
Assieme ai The Prodigy, Fatboy Slim, Crystal Method e poche altre band furono tra i pionieri del big beat e divennero famosi dagli anni novanta per i loro live-set di alta qualità.
I due membri si conobbero all'Università di Manchester.
Ed Simons è nato a Londra nel 1970. In gioventù le sue due principali passioni furono la musica e gli aeroplani. In seguito Simons sviluppò una predilezione per il groove e l'hip hop, frequentando, all'età di 14 anni, un club chiamato The Mud Club, e una volta terminati gli studi, i suoi riferimenti musicali furono i New Order e gli Smiths. Tom Rowlands, compagno di studi di Simons, è nato a Kingston upon Thames nel 1971. Successivamente la sua famiglia si trasferì a Henley. Da ragazzino Rowlands fu quasi ossessionato dalla cultura scozzese, in particolare dalle cornamuse; più tardi si interessò anche ad altri generi fra cui la colonna sonora di Oh What a Lovely War, lo stile musicale 2 tone ska e la produzione elettronica di Heaven 17, Kraftwerk, New Order e Cabaret Voltaire. Nella sua tarda giovinezza apprezzò anche i Jesus and Mary chain. Cominciò quindi a collezionare dischi hip hop, di artisti come Eric B e Schoolly D, ma fu anche un estimatore di My Bloody Valentine. Successivamente anche Rowlands si recò all'Università di Manchester per continuare gli studi, attirato dalla vivace scena musicale, nota come "Madchester", creatasi nella città in quegli anni.
Rowlands, prima di incontrare Simons, fece parte di un gruppo chiamato Ariel. Il loro primo singolo fu Sea of Beats; la maggior parte dei loro pezzi fu rilasciata come singoli da 12 pollici, tra questi si ricordano Mustn't grumble e Rollercoaster. La loro etichetta discografica, deConstruction, spinse per introdurre nella formazione degli Ariel una cantante, e dopo alcuni pezzi poco incisivi come Let it slide (in seguito etichettato da Rowlands in maniera molto negativa), la band si sciolse. Uno dei loro ultimi lavori fu T Baby, in seguito remixata dal duo.
Da Dust a Chemical
Nel marzo 1995, i Dust Brothers iniziarono il loro primo tour internazionale toccando gli Stati Uniti, dove suonarono con Orbital e Underworld, e l'Europa partecipando al alcuni festival. In questo periodo i Dust Brothers, gli originali, minacciarono di intraprendere un'azione legale per l'uso del loro nome; Rowlands e Simons dovettero scegliere un nuovo nome in tutta fretta. Decisero quindi di chiamarsi "The Chemical Brothers" riprendendo il nome del loro maggior successo, "Chemical Beats".
Nel giugno 1995, pubblicarono il loro quarto singolo, il primo come "The Chemical Brothers", Leave Home. Fu rilasciato dalla Junior Boy's Own, e fu il preludio all'uscita dell'album di debutto, oltre ad essere il primo singolo della band ad entrare nelle classifiche inglesi, arrivando fino alla posizione numero 17.
Exit Planet Dust
Nel luglio 1995, i Chemical Brothers pubblicarono l'album di debutto, Exit Planet Dust (il titolo si riferisce al loro recente cambio di nome) sotto etichetta Freestyle Dust/Junior Boy's Own. Entrò nelle classifiche inglesi alla nona posizione e si avvalse della collaborazione di Beth Orton per la parte vocale della canzone Alive Alone e raggiunse il traguardo di un milione di copie vendute nel mondo. Poco dopo l'uscita dell'album i Chemical Brothers firmarono un contratto con la Virgin Records.
Per il loro singolo successivo, Life Is Sweet, nel settembre 1995, collaborarono con un Tim Burgees per la canzone. Il singolo fu scelto come "singolo del mese" di ottobre per la testata Select Magazine.
Nell'agosto 1995, i Chemical Brothers parteciparono come DJ per il concerto degli Oasis a Sheffield. La situazione cominciò a scaldarsi quando divenne evidente che Liam Gallagher sembrava non apprezzare neanche un pezzo fra quelli proposti dal duo. Gallagher li cacciò via dalla console e chiese ad un suo amico, un componente dei Verve, di continuare al loro posto. Il nuovo DJ propose sonorità piuttosto particolari tendenti al genere psichedelico che risultarono poco gradite al pubblico. Più tardi Simons riuscì a riprendere il controllo del DJ set proponendo Inspection: Check One dei Leftfield.
In questo periodo gli Stone Roses chiesero ai Chemical Brothers di remixare Begging You, tratta dal loro album Second Coming. Dopo aver iniziato il lavoro su un remix che ritenevano avesse del potenziale, gli Stone Roses cambiarono idea ed il progetto fu cancellato.
Nell'ottobre 1995 il duo ritornò all'Heavenly Sunday Social per una seconda e ultima serie di date come DJ. In seguito diventarono resident DJ all'Heavenly Social nella serata di sabato. In novembre, i Chemical Brothers si esibirono al teatro Astoria in Londra. A quel tempo usavano un mix di Chemical Beats e Tomorrow Never Knows dei Beatles come encore.
Appena prima del Natale 1995, suonarono nel loro più grande concerto, con i Prodigy, alla Brixton Academy. Nel gennaio 2006, "Exit Planet Dust" fu certificato disco d'oro. Contemporaneamente pubblicarono anche l'EP "Loops Of Fury", la cui distribuzione fu limitata a 20.000 copie, ed entrò nella classifica inglese alla tredicesima posizione; il singolo conteneva anche un remix di Chemical Beats di Dave Clarke e due tracce inedite: Get Up On Like This e (The Best Part Of) Breaking Up.
Nel febbraio 1996, la rivista Select pubblicò una lista dei 100 migliori album degli anni novanta, nella quale Exit Planet Dust si classificò al 39º posto. Nell'agosto, i Chemical Brothers suonarono come gruppo di supporto per gli Oasis a Knebworth, per un pubblico di circa 125.000 persone.
Setting Sun
Durante il festival di Glastonbury 1995, Rowlands e Simons ebbero un'altra conversazione con Noel Gallagher. Gallagher dimostrò di aver apprezzato Exit Planet Dust e chiese di poter cantare in una loro canzone in futuro. Benché tale prospettiva sembrasse piuttosto remota, a causa dei pressanti impegni discografici degli Oasis, in procinto di pubblicare (What's the Story) Morning Glory?, il duo lavorò su un pezzo ritenuto adatto ad avere una parte vocale. Spedirono quindi una cassetta a Gallagher con una bozza della canzone: la mattina dopo furono richiamati con la disponibilità immediata per registrare il pezzo. La canzone divenne Setting Sun e venne pubblicata nell'ottobre 1996.
Entrò in cima alla classifica inglese, e fu il loro primo singolo a raggiungere la prima posizione. Setting Sun fu accompagnata da una versione strumentale più lunga e da un pezzo inedito dal titolo Buzz Tracks. Poco tempo dopo alcuni rappresentanti legali dei Beatles scrissero al duo sostenendo un loro utilizzo di alcuni sample da Tomorrow Never Knows, tale accusa fu in seguito smentita da un musicologo assunto da Virgin.
Nel marzo 1997, uscì una seconda traccia tratta dal loro album di imminente uscita; Block Rockin' Beats debuttò in vetta alla classifica utilizzando un sample vocale da Schoolly D. NME lo nominò singolo della settimana e successivamente fu insignito di un Grammy Award come miglior rock strumentale.
Nel mercato statunitense la band ottenne risultati promettenti, Setting Sun arrivò alla posizione 80 della Billboard Top 100, con circa 80.000 copie vendute, un ottimo risultato per una band elettronica europea. Le vendite di Exit Planet Dust erano arrivate intorno alle 150.000 copie.
Dig Your Own Hole
Il 7 aprile 1997 vide la luce il secondo album del gruppo, intitolato "Dig Your Own Hole" e registrato nello studio di registrazione personale del gruppo, nel sud di Londra. Il titolo è tratto dai graffiti presenti sui muri adiacenti. L'estate di quell'anno vide il gruppo occupato in una tournée negli Stati Uniti. In quello stesso periodo si riappacificarono con i Dust Brothers e chiesero loro di eseguire un remix del brano "Elektrobank", uno dei singoli tratti da questo secondo disco. Nel dicembre del 2007 fu pubblicato un EP intitolato come l'ultimo brano dell'album, "The Private Psychedelic Reel", contenente anche una versione live di "Setting Sun". Nello stesso mese, dopo quattro date tutto-esaurito negli Stati Uniti, tengono un concerto anch'esso tutto-esaurito alla Brixton Academy di Londra.
Altri remix
Nel 1998 lavorarono prevalentemente nell'esecuzione di remix, come quello di "I Think I'm In Love" degli Spiritualized, di "Delta Sun Bottleneck Stomp" dei Mercury Rev. Nel settembre 1998 fu pubblicata una raccolta contenente loro pezzi, remix così come canzoni che hanno influenzato il genere del gruppo. Nel maggio del 1999 si esibirono in tre date a Manchester, Sheffield e Brighton, e pubblicarono contemporaneamente un nuovo singolo, "Hey Boy, Hey Girl", influenzato principalmente dalla musica house piuttosto che dall'hip hop, che riscuote un gran successo raggiungendo la terza posizione della classifica dei singoli britannica.
"Hey Boy, Hey Girl" anticipa la pubblicazione del terzo album del gruppo, "Surrender", nei negozi dal giugno 1999, che conteneva collaborazioni, per le parti vocali, di Noel Gallagher, Jonathan Donahue dei Mercury Rev e di Hope Sandoval dei Mazzy Star. Così come preannunciato dal primo singolo estratto "Hey Boy, Hey Girl", l'album risulta orientato maggiormente verso la musica house rispetto al classico hip hop, e contiene canzoni diventate poi delle vere hit in Gran Bretagna, come "Out of Control" (fortemente basata sulla canzone del 1982 She Has a Way di Bobby Orlando) che includeva la partecipazione di Bernard Sumner dei New Order supportato da Bobby Gillespie dei Primal Scream, o "Let Forever Be", il cui video diretto da Michel Gondry fu oggetto di molte attenzioni. L'album ha raggiunto la prima posizione della classifica britannica e tra i singoli spicca "Music:Response", pubblicato come EP e contenente la title track più due remix, l'Electronic Battle Weapon 4 intitolato "Freak of the Week" e la traccia "Enjoyed", un remix di "Out of Control" eseguito dagli stessi Chemical Brothers. Una copia di questo album è stata inserita nella capsula del tempo "Blue Peter".
Come with Us
Nel dicembre del 2000 fu diffuso il nuovo singolo del gruppo, "It Began in Afrika". Questo precedette, insieme al singolo "Star Guitar", la pubblicazione del quarto album, "Come with Us", pubblicato nel gennaio del 2002 e a cui partecipò Richard Ashcroft dei The Verve e Beth Orton. Il disco ebbe meno successo dei precedenti, ma non mancò di raggiungere la prima posizione della classifica degli album britannica, vendendo 100.000 copie nella prima settimana. Durante la primavera del 2002 fu pubblicata come singolo la title track dell'album, remixata da Fatboy Slim, insieme, come doppia a-side, a "The Test", mentre durante l'estate parteciparono a numerosi festival per promuovere l'album. Alcune canzoni di questo disco sono state utilizzate in qualità di sottofondi per videogiochi.
Dieci anni di Chemical Brothers
A cavallo tra il 2002 e il 2003 tornarono in sala d'incisione per lavorare alla nuova traccia, "The Golden Path", insieme a Wayne Coyne dei The Flaming Lips, che verrà poi pubblicata come singolo nel settembre 2003 come supporto alla prima raccolta del gruppo, "Singles 93-03", pubblicata contemporaneamente. Quest'album, che celebra i primi 10 anni di attività del duo, conteneva i principali singoli insieme a "The Golden Path" e un secondo inedito, "Get Yourself High". Fu pubblicata anche una versione in DVD della raccolta. Tra il 2003 e il 2004 i Chemical Brothers continuano a lavorare per remix, tra cui quello per "Slow" di Kylie Minogue, mentre esattamente un anno dopo la pubblicazione della loro raccolta, nel settembre 2004, pubblicano la Electronic Battle Weapon 7, contenente "Acid Children".
Push the Button
Il 2004 è l'anno dell'incisione del loro quinto album di inediti, "Push the Button", che vedrà la luce nei primi mesi del 2005 e prevede collaborazioni, tra gli altri, di Tim Burgees, Kele Okereke e Anwar Superstar. Da quest'album è estratto il singolo "Galvanize" di grande successo, registrato con Q-Tip, che vince anche un Grammy Award come miglior brano dance. Altri singoli estratti da quest'album sono stati "Believe" e "The Boxer", mentre alcuni brani come "The Big Jump" sono apparsi come colonne sonore di videogiochi.
We Are the Nigh
Dopo la pubblicazione delle Electronic Battle Weapon numero 7, 8 e 9, i Chemical Brothers tornano in sala d'incisione per il loro sesto album di inediti. Intitolato "We Are the Night", l'album raccoglie pareri discordanti poiché fortemente ispirato alla musica elettronica degli anni ottanta, raggiungendo però la consueta prima posizione nella classifica degli album britannica. Dall'album, che contiene collaborazioni di artisti come FatLip, Klaxons, Ali Love, Willy Mason e Midlake, vengono estratti due singoli: "Do It Again" e "The Salmon Dance", quest'ultimo dai marcati accenti hip hop.
Brotherhood
I Chemical Brothers, nel giugno del 2008, hanno comunicato l'imminente uscita della loro seconda raccolta intitolata "Brotherhood", che sarà divisa in due dischi: del primo faranno parte 14 singoli, mentre nel secondo saranno inclusi tutti i brani delle Electronic Battle Weapon. Il singolo di lancio, che sarà anche la Electronic Battle Weapon 10, sarà "Midnight Madness".
Further
Nel giugno del 2010 i Chemical Brothers hanno pubblicato l'attesissimo nuovo album Further, anticipato dal singolo "Swoon". Il disco è una sorta di esperimento audio-video, poiché tutti i brani sono accompagnati da videoclip diretti da Adam Smith e Marcus Lyall. Dopo 18 anni di registrazioni audio e una certa esperienza maturata nelle nuove tecnologie, i Chemical Brothers manifestano l'intenzione di uscire dai parametri classici della musica. Il prodotto finale è in tutti i suoi formati un vero tributo a consumatori e fan affinché possano apprezzare la qualità delle registrazioni.Curiosità^2.
L'11 luglio 2011, Ray Manzarek, tastierista dei Doors, ha dichiarato che i Chemical Brothers possono essere considerati tra gli eredi dei Doors. In un'intervista durante il Pistoia Blues Festival 2011, un giornalista del Corriere della Sera ha chiesto a Ray Manzarek e Robby Krieger se vedessero eredi di Jim Morrison e dei Doors nell'attuale panorama musicale. Manzarek ha indicato i Chemical Brothers. Il giornalista, sorpreso, ha commentato che il loro è un genere molto diverso. Marzarek, sorridendo, ha risposto: "E allora? Hanno lo spirito dei Doors dentro!"
Colonne sonore
- La canzone Leave Home - Chemical Brothers dall'album 'Exit Planet Dust' (1995)- è usata per la pubblicità della Colmar. Fonte cDn
- La canzone Let Forever Be (rilasciata come singolo l'11 luglio 1999 e contenuta nell'album Surrender) è parte della colonna sonora del film Matrix Reloaded.
- Le canzoni Where Do I Begin (Dig Your Own Hole, 1997) e Loops of Fury sono inserite nella colonna sonora del film Vanilla Sky.
- La canzone Believe (2005) fa parte della colonna sonora del film Parlami d'Amore.
- La canzone Out of Control (1999) è inserita nella colonna sonora del film Driven.
- La canzone Galaxy Bounce (2001) è inserita nella colonna sonora del film Tomb Raider.
- La canzone Under The Influence (1999) è inserita nella colonna sonora del videogioco Wipeout 3.
- La canzone The State We're In (da Come With Us, 2002) è inserita nella colonna sonora del film Lost in Translation.
- La canzone Block Rockin' Beats (Da Dig Your Own Hole, 1997) è inserita nella colonna sonora del film Charlie's Angels: più che mai.
- La canzone Do It Again (We Are The Night, 2007) è la colonna sonora dello spot del profumo maschile One Million di Paco Rabanne.
- La canzone My Elastic Eye (da Come With Us, 2002) è inserita nella colonna sonora del film The Butterfly Effect.
- La canzone The Big Jump è presente nel gioco Burnout Revenge.
- La canzone Alive Alone (da Exit Planet Dust, 1995) è inserita nella colonna sonora del film S. Darko.
- La canzone Asleep From Day è usata in una pubblicità della compagnia aerea Air France-KLM.
- La canzone Galaxy Bounce è inserita nella colonna sonora del videogioco Pro Evolution Soccer 2010.
- La canzone Midnight Madness è inserita nella colonna sonora del videogioco MIDNIGHT CLUB L.A. REMIX e di Pro Evolution Soccer 2010.
- La canzone Elektrobank (Da Dig Your Own Hole, 1997) è usata in una pubblicità della Pirelli.
- La canzone Don't Think è usata nella scena del club nel film Il cigno nero (2010).
- La canzone Escape Velocity è usata nel videogioco Gran Turismo 5
- La colonna sonora di Hanna, uscito in italia il 12 agosto 2011, è composta interamente dai The Chemical Brothers
- La canzone Hey Boy Hey Girl è usata nel trailer del futuro capitolo di Forza Motorsport, Forza Horizon.
- L' introduzione di Star Guitar (2002) è presente nel film xXx
- La canzone "Snow" (Da "Further") è usata nel film A.C.A.B. (2012)
Surrender (1999)
Surrender è il terzo album del gruppo musicale di musica elettronica britannico The Chemical Brothers, pubblicato il 21 giugno 1999 dall'etichetta discografica Virgin.
Il disco ha ottenuto un ottimo successo commerciale e, come il precedente, ha visto la collaborazione di Noel Gallagher degli Oasis, per il brano musicale Let Forever Be.
Tracce
CD (Virgin 8476102 (EMI) / EAN 0724384761028)
Music Response – 5:20
Under the Influence – 4:16
Out of Control – 7:20 – (feat. Bernard Sumner)
Orange Wedge – 3:07
Let Forever Be – 3:56 – (feat. Noel Gallagher)
The Sunshine Underground – 8:38
Asleep from Day – 4:47 – (feat. Hope Sandoval)
Got Glint? – 4:51
Hey Boy Hey Girl – 4:30
Surrender – 4:30
Dream On – 6:46 – (feat. Jonathan Donahue)
Durata totale: 58:01
Pubblicazione: 21 giugno 1999
Durata: 58 minuti e 01 secondi
Dischi: 1
Tracce: 11
Genere: Musica elettronica
Etichetta: Virgin
Produttore: The Chemical Brothers
Registrazione: 1998
Fonte Wikipedia.
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