"Novecento" di Bernardo Bertolucci mi ha sempre lasciato l'amaro in bocca. È indubbiamente un capolavoro del cinema nostrano, ed una pellicola di oggettivo respiro internazionale (nel cast presenti anche Robert De Niro, Donald Sutherland, Gerard Depardieu e Burt Lancaster), ma la sensazione di estrema faziosità che pervade buona parte del film mi ha sempre infastidito. Il manicheismo di "Novecento" è semplicistico e riuscirebbe a far storcere il naso anche al Marxista più convinto. La contrapposizione tra i fascisti "supercattivi assassini senz'anima" ed i comunisti "angeli del paradiso puri ed infallibili" rovina ed appanna il film; non certo per fini ideologici, ma per mancanza di polso storico ed umano. Dimenticando un'Italia che ha in gran parte approvato il fascismo battendosi il pugno sul petto fino all'alba del tonfo finale. Restano però, sullo sfondo, una grande storia e le grandi scene di vita contadina, tra le più calzanti e significative del cinema italiano.
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